Vivoli, presidente Toscana: “Crisi, decisioni immediate per ridare prospettiva e fiducia a famiglie ed imprese”

Pubblichiamo qui di seguito l’intervista al presidente di Confesercenti Toscana e vice presidente vicario Confesercenti, Massimo Vivoli

Presidente, il 2013 ha segnato il sesto anno consecutivo di recessione economica del nostro Paese. Una crisi profonda, che ha colpito tutto l’Italia. Anche in Toscana, regione che sembra aver resistito meglio di altre, le stime Svimez ci dicono che la riduzione del Pil ha toccato il -1,9% nel 2012 e sarà intorno al –1,5% nel 2013. Qual è il bilancio per le PMI toscane?

Assai precario. La Toscana ha retto meglio di altre realtà e ha conosciuto la crisi con minore durezza, ma ora i segni sono forti e inquietanti. Aumentano tutti gli indicatori negativi, la flessione dell’occupazione, la minore disponibilità di reddito, la chiusura di imprese, l’aumento dei fallimenti. Soprattutto, la prospettiva non è per niente positiva.

Quali sono le problematiche e le richieste più segnalate dagli imprenditori toscani?

Le richieste si concentrano sulle questioni generali: un fisco esoso, una pressione di tributi e tariffe locali soffocanti, burocrazia e adempimenti insopportabili, poca fiducia e sostegno dal mondo del credito, costo del lavoro troppo alto, rilancio di politiche che favoriscano i consumi delle famiglie. Si insiste spesso sul ritardo infrastrutturale, l’assenza di politiche per le opere pubbliche e di sostegno all’economia fatta da molti settori d’eccellenza, dal turismo al commercio, dall’artigianato all’enogastronomia.

La stretta del credito è tra gli ostacoli più spesso lamentati dalle PMI italiane. Lei è anche il presidente di Comfidi Italia, il più grande confidi italiano. Quali sono le tendenze in atto?

Continua il crollo delle erogazioni a favore delle imprese: una situazione difficile, arginata per ora dal fondamentale ruolo svolto dai Confidi promossi dalle associazioni di imprese. Ma che hanno bisogno di politiche di sostegno per favorire l’accesso al credito da parte delle PMI. Bisogna dire, però, che le sofferenze delle micro-imprese crescono meno rispetto alle più grandi: nonostante la crisi, infatti, grazie al supporto offerto da Comfidi che contro-garantisce i prestiti e fornisce informazioni qualitative al sistema creditizio, le imprese fino a 5 addetti si mostrano complessivamente solide sotto il profilo dei requisiti per l’accesso al credito. Le sofferenze relative al mondo dell’impresa, al 30 giugno di quest’anno, erano 111,8 miliardi: di questi, però, solo 12,6 miliardi – l’11,3% del totale – erano ascrivibili alle imprese fino a 5 dipendenti. Ed anche per quanto riguarda il tasso di incremento delle sofferenze, al 30 settembre di quest’anno quello medio è stato del 16,9% per le imprese fino a 5 dipendenti e del 24,3% per le più grandi”.

Ha ritenuto sufficienti gli interventi messi in campo dall’amministrazione regionale per limitare l’emorragia di imprese?

Le politiche regionali sono orientate, per quanto possibile, a tamponare l’emorragia di posti di lavoro, con il rischio concreto di camminare vicino all’assistenzialismo, convinta com’è, una parte della Regione, che il manifatturiero sia il solo elemento di sviluppo quantitativamente adeguato. E noi invece pensiamo che non sia così.

Riuscirà la Toscana ad agganciare la crescita prevista per il prossimo anno? Quali sono le misure che governo centrale e regionale dovrebbero mettere in campo?

Speriamo, ma certo bisogna dare una spinta all’acceleratore: adeguando il sistema viario, garantendo un sistema dei trasporti funzionale, voli ed aeroporti adeguati ai bisogni del mercato odierno, investendo sull’accoglienza, rilanciando le città e i centri commerciali naturali come attrattiva d’integrazione frenando il consumo di suolo per grandi superfici commerciali, risolvendo la questione delle spiagge e promuovendo la tutela ambientale. Il turismo è una leva fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio : occorre terminare la “Due Mari”, mettere fine alla strozzatura della “Tirrenica” e pretendere un sistema ferroviario a sostegno del turismo, un sistema dei trasporti funzionale.

Il turismo è un possibile volano di ripresa per tutto il Paese: la Toscana continua a mostrare arrivi stabili, nonostante la crisi. Qual è il segreto del turismo toscano?

Il segreto è una regione e un capoluogo di dimensioni internazionali, ma da solo questo punto di forza non basta. C’è un pregiudizio secondo cui il turismo in Toscana comunque farà risultati: invece questo è sempre meno vero. Bisogna investire nella promozione e, smettere di spendere risorse in mille rivoli. Occorre puntare alla commercializzazione, creare un polo italiano per l’incoming, ridurre i costi sulle imprese che operano nel turismo che sono da considerare come aziende di export.

Cos’altro si può fare per incrementare arrivi e permanenze dei turisti nel territorio della Regione?

Favorire il miglioramento dell’accoglienza, l’informazione ed il recupero di un ruolo per il territorio abbandonato allo spontaneismo dopo la soppressione delle aziende di promozione turistica provinciali. Bisogna investire sulla qualità, promuovendo i nostri beni culturali e le attrattive artistiche attraverso un calendario degli eventi, lo sport, il benessere e la salute personale, l’artigianato di qualità e le produzioni tipiche.

C’è molta polemica intorno alla questione del limite di utilizzo del contante. Ritiene che un’ulteriore stretta su questo fronte possa danneggiare i consumi e l’economia turistica in particolare?

L’ipotesi di tornare a ridurre l’uso del contante, ancora una volta fa colpevolmente dimenticare la vera priorità:  tagliare drasticamente i costi della moneta elettronica per imprese e cittadini. Il Governo non deve sottovalutare questo nodo centrale ed auspichiamo che intervenga in modo sollecito e chiaro a favore di famiglie ed imprese, tenendo conto che esistono fasce sociali deboli, come gli anziani, per le quali le restrizioni sull’uso del contante diverrebbe una assurda complicazione.  Le conseguenze negative si abbatterebbero, inoltre, su importanti settori come il turismo italiano, dato che in altri Paesi direttamente concorrenziali con il nostro i limiti che regolano il contante sono ben superiori.

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