Def: verso rialzo stima Pil 2017 all’1,5%

L’indicazione è stata fornita dal capo economista del Tesoro Riccardo Barbieri. Nota attesa in CdM tra il 20 e il 21, incorporerà flessibilità

La Nota di aggiornamento al Def rivedrà al rialzo la stima di crescita per l’anno in corso verso +1,5%, rispetto  all’1,1% diffuso ad aprile. L’indicazione fornita dal capo economista del Tesoro Riccardo Barbieri, intervenendo ad un incontro del Cer, si  allinea al miglioramento dell’economia previsto dall’Istat, ma anche dai maggiori organi internazionali.

E sul ritocco all’insù si trova d’accordo anche il presidente Upb Giuseppe Pisauro. “Sono tutti concordi nell’indicare una crescita intorno all’1,4%-1,5%  quest’anno”, dice al termine del convegno.

Accanto al rialzo delle stime di crescita la Nota, che sarà varata tra il 20 e il 21 settembre, in anticipo rispetto alla data del 27  settembre prevista dalla riforma del bilancio, incorporerà anche la  richiesta di flessibilità dell’Italia all’Ue, e dunque l’aggiustamento sarà limitato allo 0,3% contro lo 0,6% imposto dalle norme  comunitarie.

“La nostra stima di crescita dovrebbe essere quella di consenso, all’1,4-1,5%” ha detto Barbieri, tenendo a precisare che si tratterà di stime “prudenziali”, quindi potrebbero in futuro regalare sorprese positive. Potrebbe essere migliore delle attese la stima 2018, “molto  superiore rispetto a quella Cer”, dice in riferimento alle previsioni  del centro di ricerca all’1,4% per il 2017, all’1,2% per il 2018 e in  ulteriore rallentamento allo 0,9% nel 2019.

In particolare il prossimo anno dovrebbe infatti beneficiare degli effetti di provvedimenti che dispiegano i loro risultati nel tempo: dall’intervento in favore delle banche a Finanza per la crescita, Industria 4.0 e la legge sulla concorrenza.

Di certo la manovra 2018 che il governo presenterà a ottobre dovrà “aiutare a migliorare i saldi bilancio ma anche la ripresa”, ha aggiunto l’economista. Da qui la scelta del ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan di limitare l’aggiustamento allo 0,3%. Richiesta  sostanzialmente accettata da Bruxelles. “Dalla Commissione c’è un’apertura di fatto” anche se “non è esplicita”.

“Ho fondati motivi per credere nei  prossimi anni ad un ripensamento delle regole fiscali europee, ma l’Italia deve dare un chiaro messaggio di volere riportare i conti  verso il pareggio”, osserva, aggiungendo che per il futuro resta il nodo investimenti: “è un rebus” ma si può “fare di più”. Il tutto, conclude, con l’obiettivo sul fronte della crescita “di raggiungere il gruppo europeo e poi fare, se possibile, la fuga” in avanti.

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