Degrado, Confesercenti Parma: «Tornino i piccoli negozi a San Leonardo»

Luca Vedrini Torricelli, direttore della Confesercenti di Parma, interviene sull’ultima rissa scoppiata a San Leonardo e sull’emergenza che vive il quartiere. II Ancora una rissa a San Leonardo. Non è la prima e purtroppo non sarà l’ ultima. È necessario intervenire con azioni strutturali sul quartiere così come su altre zone della città. Noi crediamo che la politica debba fare cose pragmatiche ed intervenire in fretta senza preconcetti ideologici. Sul tema della sicurezza e del degrado non ci si può più soffermare se una cosa è di destra o di sinistra. Occorre, a nostro avviso, preservare la parte sana del paese senza se e senza ma. In San Leonardo vivono cittadini onesti e imprese oneste che svolgono ancora il proprio mestiere e non possono essere lasciate sole di fronte alla micro criminalità, allo spaccio e al degrado. Il rischio è che il quartiere si svuoti dalla gente onesta e rimanga ostaggio dei criminali. Cosa fare dunque? Alcuni esempi virtuosi ci sono e vanno rafforzati. L’ esperimento del Wopa è uno di questi, ma non è sicuramente sufficiente. Va rafforzato e diffuso su più punti del quartiere. Proviamo a rafforzare l’ illuminazione. Via Trento ed altre strade farebbero paura a chiunque. Buie, deserte a volte sporche. Proviamo a renderle vive. Proviamo a fare ciò che in altre città e nazioni stanno faticosamente provando a fare. Ricostruire quel tessuto sociale di imprese, artigiani, associazioni, parrocchie, centri di aggregazione sociali, presenze pubbliche e controlli di pubblica sicurezza che consentono ai quartieri dies sere dei piccoli paesi nella città. Prendiamo come esempio il quartiere Montanara, non scevro da problemi, ma oggi vivo e pulsante. Occorre far sentire i cittadini orgogliosi di appartenere al quartiere e ad una comunità. A Genova e a Parigi stanno sperimentando il portinaio di quartiere, perché non provarlo anche da noi? Il commercio, che noi rappresentiamo, deve tornare ad essere un servizio di quartiere ma per farlo gli imprenditori vanno aiutati. Da soli non ce la faranno. È inutile aggiungere in via Venezia, gravata da degrado e di microcriminalità, un ulteriore supermercato a fianco dei due già esistenti. Così si impoveriscono tutti e le strade del quartiere non avranno più i servizi commerciali che tanto servono alla ricostruzione del tessuto sociale del quartiere. Siamo in campagna elettorale e ai candidati chiediamo: illuminare le strade è impossibile? Dare a costo zero o a pochi euro il plateatico a quegli imprenditori virtuosi che rispettano le regole è infattibile? Aiutare il calzolaio, il farmacista, il fruttivendolo e tutti gli altri imprenditori con agevolazioni specifiche, magari favorendo il parcheggio davanti o vicino ai loro negozi, è una sfida insormontabile? A noi sembra di no! Sono mesi che chiediamo mezz’ora gratis di parcheggio per le spese veloci, ma nulla si muove. Ha sicuramente un costo ma almeno sperimentiamolo partendo da questi quartieri. Facciamoli vivere. Togliamo quelle brutte, inutilizzate e pericolose piste ciclabili inserendole, come in tutti i paesi civili, lungo gli assi viari. Proviamo a favorire il ritorno degli artigiani nei quartieri della prima periferia. In passato abbiamo fatto di tutto per portarli nelle estreme periferie, oggi è il caso di riportali a casa e far tornare il lavoro l’ asse pulsante dei quartieri. Non sono cose impossibili. Forse è meglio avere un po’ di traffico causato da chi lavora che spacciatori sulle ecologiche biciclette.

Tratto da la “Gazzetta di Parma”

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