Liberalizzazioni, Confesercenti scrive a Pitruzzella: “Authority non tiene conto di conseguenze per Pmi”

La lettera della Confederazione: “In due anni perse -56mila imprese, è così che si riduce la concorrenza. Nessun effetto positivo su consumi e occupazione

Il DL Salva Italia,  che ha introdotto la liberalizzazione degli orari per le attività commerciali, “non ha tenuto in alcun conto le conseguenze per le piccole e medie imprese del commercio, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che l’Autorità Garante avrebbe dovuto invece richiamare”. Nei due anni di applicazione della norma (2012-2014), infatti, il bilancio tra aperture e chiusure nel commercio al dettaglio in sede fissa è negativo per oltre 56mila unità, di cui 6.600 nel solo comparto alimentare. E le nuove imprese del commercio hanno vita sempre più breve: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 – circa 27mila imprese – è già sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro. Un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni.

 

Lo scrive il Segretario Generale di Confesercenti Mauro Bussoni, in una lettera indirizzata al Presidente dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella e al Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera Guglielmo Epifani, in seguito della segnalazione di ieri della stessa autorità garante alle Commissioni sulla “violazione dei principi di concorrenza” che seguirebbe a una revisione della normativa.

“L’Autorità Garante della concorrenza – si legge nella lettera – ha ritenuto che la nostra proposta di legge di modifica della disciplina “integri una violazione dei princìpi a tutela della concorrenza”. Ma, argomenta Confesercenti, “va subito evidenziato come l’Antitrust, nel sollevare le proprie eccezioni, si rifaccia a propri pregressi pareri, e non consideri non solo “che il testo della nostra proposta, nella versione che ha beneficiato dei successivi interventi, ha ulteriormente contemperato l’interesse alla libera concorrenza e all’autodeterminazione degli operatori economici. E che è proprio la deregulation che ha causato la vera riduzione della concorrenza, con la penalizzazione di migliaia di piccole imprese, costrette a chiudere e ad uscire dal mercato”.

 

Oltretutto, ricorda Confesercenti, “una normativa comunitaria in materia non è mai stata prevista, se è vero che la legislazione dei più importanti Paesi dell’UE non ripropone le norme di stampo totalmente liberista attualmente applicate in Italia”. Quello che si rileva invece, è “la mancanza di una valutazione dell’impatto delle nuove norme, mai effettuata”, anche se prevista dallo Statuto delle imprese.

 

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