Ocse: “Bene riforme Italia ma ritorno alla crescita solo nel 2014”

Riviste al ribasso le stime del Pil nel 2013 a -1,5%. Mantenere i conti in ordine
“L’Italia ha avviato un ambizioso programma di riforme, che insieme alle misure intraprese dall’eurozona hanno ridotto i rischi di rallentamento economico, e potrebbero aiutarla a uscire dalla recessione già nel corso del 2013″. Lo scrive l’Ocse, nel suo ultimo rapporto sull’economia italiana. “Gli effetti benefici di questi interventi, sottolinea però l’organizzazione, richiederanno tempo per materializzarsi, a causa del clima di scarsa fiducia, del ritmo lento della ripresa negli altri Paesi e della necessità di proseguire sulla strada del consolidamento fiscale”. “In Italia – spiega però l’Ocse – é impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione, ma l’eliminazione delle agevolazioni fiscali senza giustificazioni economiche permetterebbe di aumentare la base imponibile e quindi ritoccare le aliquote marginali senza impatto sulle entrate”. “Per l’Italia, la priorità resta la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico, perché con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, il Paese rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari”. Nel suo rapporto sull’economia italiana, l’Ocse rivede di nuovo al ribasso le stime sul Pil per il 2013, prevedendo una contrazione dell’1,5%, contro il -1% previsto nell’Outlook del novembre scorso. Il ritorno alla crescita non è previsto prima del 2014, per cui l’organizzazione stima un +0,5%. Infine, avverte l’Ocse, “in Italia, sebbene il sistema bancario si sia rivelato complessivamente solido, diversi istituti di credito hanno incontrato gravi difficoltà e il settore finanziario resta esposto a rischi sistemici”. L’Istituto consiglia quindi al nostro Paese di “incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e continuare a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale tramite le emissioni di nuove azioni o la cessione di attività non strategiche”.

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