Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti Genova: “Agire subito su pressione fiscale insostenibile, burocrazia ed accesso al credito per far ripartire l’economia”


Anche quest’anno l’Italia è in recessione, unico Paese del G7. La crescita è rimandata al prossimo anno e le nostre previsioni Confesercenti Ref per il 2015 la inchiodano sotto il punto percentuale, allo 0,9%. Quali sono, secondo Lei, gli interventi da mettere subito in campo per invertire la rotta e ridare fiducia a famiglie ed imprese?

«Bisogna alleggerire il carico fiscale, snellire la burocrazia e garantire l’accesso al credito per chi vuole investire. Non solo, va anche diminuito il costo del lavoro in modo che, a parità di busta paga, i nostri dipendenti abbiano più soldi in tasca. Purtroppo, nonostante queste siano le nostre richieste da anni, siamo ancora al punto di partenza e, al di là degli 80 euro dati solo ad alcune categorie, l’unica risposta arrivata dagli ultimi governi è stata una deregulation indiscriminata del mondo del commercio, che è andata ad esclusivo vantaggio della grande distribuzione. Come se la propensione agli acquisti continuasse a diminuire per la mancanza di offerta, e non perché la capacità di spesa da parte delle famiglie si riduce ogni anno di più».

Il 2014 sembra destinato ad essere un anno nero anche per il commercio e per il turismo. Considerando tutti i comparti d’attività del settore – commercio in sede fissa, ambulanti, alloggio e somministrazione – nei primi 8 mesi dell’anno il saldo di imprese è negativo per 24.167 unità. In media, ne sono sparite per sempre circa 100 ogni giorno. Com’è la situazione a Genova?

«Dai rilevamenti del nostro Osservatorio regionale, nei primi sei mesi dell’anno avevano già chiuso più di duecento imprese di commercio e turismo nel solo capoluogo: praticamente, una al giorno. Il servizio di trasporto pubblico è in ginocchio, come del resto in tante parti d’Italia. Le dichiarazioni dei redditi e gli adempimenti fiscali del periodo ci confermano poi una drammatica difficoltà delle imprese a reggere la pressione fiscale. Non va meglio se analizziamo il quadro generale. Le aree produttive dismesse, anziché essere valorizzate da progetti che abbiano ricadute positive sull’intero tessuto economico, vengono riconvertite ad uso commerciale da amministrazioni che spesso non sanno in quale altro modo renderle appetibili a investitori privati.  E penso a quello che sta succedendo proprio a Genova, dove parte della vecchia Fiera rischia di diventare l’ennesimo centro commerciale: un progetto a cui Confesercenti si sta opponendo convintamente, proponendo situazioni alternative e il più possibile condivise, che non vadano a scapito del commercio al dettaglio. La nostra città, inoltre, aspetta da decenni quelle infrastrutture – Gronda e Terzo Valico – che le sono state promesse e che avrebbero dovuto rilanciarne l’economia, creando nuovi posti di lavoro e sviluppo. E che oggi, invece, non sono ancora partite».

Presidente, come commenta le indiscrezioni di stampa su un progettato intervento di ritocco al rialzo delle aliquote IVA agevolate?

«Ci sono già stati aggiustamenti in passato, e questi sono stati assorbiti completamente dai commercianti che, in un quadro di crisi come questo, non avrebbero certo potuto rifarsi alzando a loro volta i prezzi. Per questo mi verrebbe da dire che le imprese “hanno già dato” e che non è possibile, ogni volta, fare cassa sulla pelle degli esercenti aumentando una pressione fiscale che è già insostenibile».

 

 

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