Pensioni, Renzi: ‘Restituiremo una parte dei soldi’

Il piano su cui si lavora: mini-rimborsi per fasce di reddito, costo 2,5-3 miliardi

“Restituiremo una parte di questi soldi”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi risponde ai microfono di Radio Anch’io sui rimborsi delle pensioni. “Stiamo studiando come fare a rispettare la sentenza e contemporaneamente l’esigenza di bilancio sapendo che questi soldi purtroppo non andranno ai pensionati che prendono 700 euro al mese”.
Le misure per le pensioni arriveranno sul tavolo del consiglio dei ministri lunedì, come previsto. Si tratterà forse solo di un primo esame. Ma secondo quanto si evince da ambienti della maggioranza, quello di fare presto sembra un input in arrivo anche da Quirinale.
Il governo è dunque alle prese con tutte le ipotesi possibili che permettano da una parte proprio di rispettare la sentenza della Corte e dall’altro, ha ribadito anche oggi il ministro Padoan, di minimizzare l’effetto sui conti pubblici. L’idea è quella di mini-rimborsi per fasce di reddito che limitino l’impatto totale dell’operazione a 2,5-3 miliardi al massimo. Tutti da quantificare, secondo le regole europee, nel bilancio 2015.
Sulle coperture lo studio di fattibilità è ancora in corso, ma sembra esclusa l’ipotesi circolata in questi ultimi giorni che ci si possa rifare agli introiti della voluntary disclosure, ancora troppo vaghi e concretamente poco quantificabili. Che gli arretrati debbano essere restituiti “a percentuale” sembra scontato anche guardando ai calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio. I tecnici dell’Upb hanno valutato il peso dei rimborsi nel “peggiore scenario” per la finanza pubblica, con arretrati 2012-2014 che oscillerebbero tra i 3.000 e i 7.000 euro a pensionato.
Si passerebbe infatti dai 3.000 euro per un pensionato “tipo” con un assegno mensile pari a 3,5 il minimo (1.640 euro circa) ai 7.000 per gli assegni di 9,3 volte il minimo. Con un esborso monstre per l’Erario ed anche con un’incongruenza di fondo. Se infatti i minori trattamenti ricevuti per effetto della deindicizzazione sarebbero stati tassati ad aliquota marginale di circa il 30% se percepiti anno per anno, oggi, in qualità di arretrati, sarebbero assoggettati ad una aliquota media pari a circa il 19%. Quindi il pensionato tipo che in passato ha perso potere d’acquisto per 2.100 euro, oggi ne recupererebbe circa 2.400 euro, ovvero una cifra superiore a quanto perduto.

 

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