Pil: Confesercenti, dato positivo ma la strada è lunga. Da recuperare 60 miliardi di consumi persi tra il 2007 ed oggi

“Aggiustamento dei conti non incida su crescita e consumi”

Pil, Confesercenti: dato positivo ma la strada è lungaLa crescita italiana si consolida, ma c’è ancora molto da fare. L’aumento del Pil nel 2016, superiore di un decimale alle stime di settembre del governo, è un dato senz’altro positivo, che però non basta a sgombrare il campo dalle incertezze.

La ripresa procede infatti ancora troppo lentamente, e restiamo fanalino di coda tra i grandi Paesi dell’Unione europea: l’aumento messo a segno dal nostro prodotto interno lordo, nonostante la revisione al rialzo, è ancora la metà di quello della Germania. Preoccupa, inoltre, l’affievolimento della ripresa dell’occupazione e dei consumi delle famiglie residenti: questi ultimi chiudono l’anno con un aumento del +1,2%, a fronte di una crescita del +1,5% registrata nel 2015.

Un risultato sotto le attese, soprattutto se si considera che l’incremento è guidato da spese fisse come trasporti e abitazione e che il terreno da recuperare è ancora molto: tra il 2007 ed oggi abbiamo perso, in valori costanti, quasi 60 miliardi di spesa per consumi finali. Le preoccupazioni sulla domanda interna sono rese ancora più stringenti dalla ripresa dell’inflazione che, in un contesto di crescita lenta dell’occupazione e del Pil, rischia di tradursi in una sensibile riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, con conseguenze negative per tutta l’economia.

E’ necessario dunque crescere più velocemente, per sostenere l’impatto dell’aumento dei prezzi dei beni energetici e soprattutto per velocizzare il processo di riduzione del debito pubblico, ormai un vero macigno ed elemento ostativo per ogni politica economica di largo respiro. Per restituire certezze e risorse a famiglie ed imprese, la strada più efficace ci pare un intervento sull’Irpef:  l’ultima revisione delle aliquote, ormai, risale a dieci anni fa. Sul breve periodo, invece, la raccomandazione è di procedere all’aggiustamento dei conti richiestoci dalla Ue senza incidere eccessivamente su consumi e Pil, da cui arrivano finalmente segnali positivi anche se deboli.

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