Record fallimenti, in 9 mesi quasi 10mila

I dati di Cerved: tra le imprese oltre 50mila liquidazioni volontarie, +5%

In Italia prosegue il boom dei fallimenti, che toccano un nuovo record: nei primi nove mesi dell’anno sono stati quasi 10mila (esattamente 9.902) in aumento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre la crescita del solo terzo trimestre è del 9%. Lo affermano dati Cerved visionati dall’agenzia Ansa. Secondo la banca dati della società specializzata nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, i fallimenti sono al livello ”massimo osservato da piu’ di un decennio nel periodo gennaio-settembre”.  La crescita dei default riguarda tutte le forme giuridiche, con tassi di crescita a due cifre: +12% per le societa’ di capitale, +10% per le societa’ di persone e +11% per le altre forme giuridiche. E tutti i settori: a cedere maggiormente sono le industrie dei servizi (con un aumento dei fallimenti del 14%), seguite dalla manifattura: +11%, che inverte il trend positivo del 2012. Continua l’aumento del fenomeno anche nelle costruzioni (+9,7%), il settore che sta pagando il dazio piu’ pesante alla crisi.
L’aumento dei fallimenti e’ un fenomeno diffuso anche dal punto di vista geografico: la Lombardia accusa di gran lunga il numero assoluto maggiore di fallimenti (2.250 nei primi nove mesi) con un aumento del 13%. Peggiore il trend di Emilia Romagna e Veneto (+19% per entrambe le Regioni) e del Lazio (+15%). Male anche il Sud, frenano i default Liguria (-11%) e Umbria (-18%).

Nel terzo trimestre del 2013 hanno avviato procedure di liquidazione volontaria circa 14mila aziende ‘in bonis’, cioe’ imprese senza precedenti procedure concorsuali, il 5,3% in piu’ rispetto allo stesso periodo 2012. Le liquidazioni superano quota 50mila, aumentando del 5,2% rispetto al 2012 e toccando, come per i fallimenti, un record assoluto in oltre un decennio.
E’ un fenomeno causato dalla crisi ma anche sostenuto dalla dalla nuova legislazione che, secondo alcuni osservatori delle dinamiche d’impresa, rischia di favorire chi chiude per non pagare i creditori. Ad aumentare sono state soprattutto le liquidazioni delle cosiddette ‘scatole vuote’ (+75%), societa’ che non hanno depositato alcun bilancio nell’ultimo triennio, mentre sono diminuite dello 0,9% le liquidazioni tra le societa’ di persone.
Continuano ad aumentare, ma a ritmi inferiori rispetto all’anno precedente (2,2% contro 18,5%), le liquidazioni tra le ‘vere’ societa’ di capitale, quelle con almeno un bilancio valido nelle ultime tre annualita’: anche in questo caso, secondo i dati della societa’ specializzata nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, il numero di liquidazioni dei primi nove mesi dell’anno (quasi 25mila) ha comunque toccato il massimo dall’inizio della crisi.

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