La Presidente Vanin: “Ci auguriamo che il Ministero voglia rimediare a questa “svista” in tempo utile”
Dal dicembre 2023, la legge n. 190 ha sancito la nascita della “guida turistica nazionale”, non più locale, provinciale o regionale, sottolineando così la dignità e la specificità della professione. Gli aspetti controversi però non mancano e anche Federagit Confesercenti Parma sta continuando a segnalarli.
Il Ministero del Turismo ha appena pubblicato i decreti per il primo esame nazionale (prova scritta, orale e simulazione di visita guidata) per un esercito di 30.000 candidati. Immaginiamo, oltre ai problemi organizzativi, la difficoltà di esaminare le aspiranti guide su un Paese come l’Italia, spaziando – in teoria, almeno – dalla storia alla geografia, dall’arte all’archeologia, dal “made in Italy” all’enogastronomia.
Il Ministero ha nominato una commissione di esperti, molti dei quali si occupano di archeologia, alcuni di storia, geografia e storia dell’arte, altri di diritto del turismo: uno solo ha anche una competenza di guida turistica. Il programma d’esame si basa su un elenco di siti e musei, certamente difficile da compilare, ma la cosa sconcertante è che, scorrendo l’elenco, l’Emilia finisce a Modena. Di Reggio, Parma e Piacenza non c’è traccia. Nessun’altra regione ha subito una “amputazione” così importante.
C’è il sito archeologico della Sala Borsa e perfino i resti del Teatro romano a Bologna, c’è il sito di Claterna a Ozzano Emilia: ma non Veleia Romana. Non la nostra Piazza del Duomo, non il Complesso Monumentale della Pilotta né i Musei di Palazzo Farnese a Piacenza. Fra tutti i castelli dell’Emilia-Romagna troviamo solo Montebello, mentre è ignorato il vastissimo circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Dei Castelli Matildici reggiani non c’è l’ombra e neppure del Museo del Tricolore. La tradizione musicale, Verdi e Toscanini, non pervenuti. Non parliamo di enogastronomia: nel territorio di Parma c’è la più grande rete nazionale di Musei del Cibo, totalmente ignorata (cosa ne penseranno i nostri Consorzi dei prodotti tipici e Casa Barilla?). L’unica realtà non archeologico-artistica considerata è Maranello.
Qualunque criterio sia stato seguito nella compilazione dell’elenco, questo risultato non si giustifica in alcun modo. Ci pare francamente assurdo che i nostri futuri colleghi possano ignorare, ai fini dell’esame e della loro preparazione professionale, la consistenza turistica delle nostre province, che esprimono valori millenari, basti pensare – per dirne solo uno – alla Via Francigena.
Abbiamo chiesto l’opinione di Simone Fornasari, presidente di Destinazione Turistica Emilia/VisitEmilia, che ci ha risposto: “Ho il privilegio di rappresentare un territorio che custodisce patrimoni di straordinario valore storico, artistico ed enogastronomico, apprezzati dai visitatori internazionali. L’inclusione di alcuni siti, musei o eccellenze delle tre province dell’Emilia occidentale nell’elenco ministeriale appare del tutto coerente e non può che arricchire significativamente il programma formativo delle future guide turistiche”.
Che altro dire? Ci auguriamo che il Ministero voglia rimediare a questa “svista” in tempo utile.