Regolamento Commercio di Roma: Confesercenti pronta al ricorso al Tar e alla segnalazione all’Antitrust

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Giammaria: il comune incrementa il degrado e mortifica gli investimenti delle imprese

Con una nota ufficiale al Sindaco di Roma Virginia Raggi, la Confesercenti provinciale di Roma ha avviato la procedura di contestazione del “Regolamento per l’Esercizio delle attività commerciali ed artigianali nel territorio della città storica”.

Nella nota, a firma del Presidente Valter Giammaria, indirizzata anche all’Assessore alle attività produttive, la Confesercenti di Roma, associazione maggiormente rappresentativa degli esercizi di vicinato alimentare con laboratorio, “manifesta la propria contrarietà alle disposizioni di cui al “Regolamento per l’Esercizio delle attività commerciali ed artigianali nel territorio della città storica” e chiede un incontro urgente per esporre la propria contrarietà.

Per Giammaria “I punti contestati sono il divieto di far consumare dentro i locali a ciò abilitati una lattina di birra o un calice di vino; la pretesa di determinare l’organizzazione aziendale e la superficie dedicata alla consumazione; la revoca della possibilità di proseguire l’attività di consumazione in caso di cessione dell’azienda; infine l’anacronistica imposizione della posateria di plastica, contribuendo all’inquinamento della città.”

“Con questa delibera – continua Giammaria – l’Amministrazione spinge alla chiusura circa 1.500 attività di vicinato alimentare con laboratori, nel solo centro di Roma, bruciando 10.000 posti di lavoro, mandando all’aria investimenti per oltre 200 milioni di euro, mettendo la città di fronte al rischio desertificazione di servizi alimentari essenziali.”

“Inoltre – aggiunge il Presidente provinciale – ci permettiamo di segnalare che ponendo seri ostacoli e vietando il consumo di birra e vino negli esercizi di vicinato, a ciò abilitati da uno legge dello Stato, che consente il consumo sul posto dei prodotti alimentari venduti, incita i consumatori a dover consumare le bevande in strada e, dunque, a lasciare in giro lattine e bottiglie. Per una città con forti problematiche in tema di rifiuti e decoro del centro ci sembra una scelta sbagliata e controproducente. Né è condivisibile la scelta di predeterminare – sostituendosi all’impresa – l’organizzazione aziendale decretando la superficie massima destinabile al consumo sul posto. Sarà per le nostre imprese ben difficile spiegare ai cittadini europei e di tutto il mondo perché debbono gustare un prodotto tipico della gastronomia romana in modo scomodo, con sedute precarie e addirittura dover andare a bere una lattina di birra in strada, incrementando il degrado che già assedia tante strade del centro di Roma.”

“In conclusione – dice Giammaria – il Regolamento in oggetto viola il principio di libertà di impresa e concorrenza, andando a scavare discrimini laddove il legislatore aveva operato per apportare più opportunità per i consumatori e per le imprese, art. 4 legge 248/2006. L’attuale misura è a senso unico e francamente discriminatoria nei confronti degli esercizi di vicinato alimentare con laboratori e in mancanza di un riscontro da parte dell’Amministrazione, saremo costretti ad avanzare un ricorso al giudice amministrativo e formalizzare un esposto all’Antitrust in quanto il Regolamento comunale spinge le nostre imprese alla chiusura e la città verso il degrado.”

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