Saldi: Confesercenti, 48% italiani compra ma sotto le attese, 118 euro a persona

Patrizia De Luise: “La frenata nella capacità di spesa degli italiani in occasione dei saldi colpisce e conferma la situazione di incertezza e di precarietà delle famiglie che tendono quindi a risparmiare”

Quasi la metà degli italiani, il 48%, ha approfittato dei saldi invernali per fare acquisti, soprattutto vestiti e calzature, ma ha speso in media solo 118 euro a persona, una cifra al di sotto delle attese dei commercianti. A fare un primo bilancio dell’andamento dei saldi nei primi 30 giorni di vendite è la Confesercenti attraverso un’indagine condotta da SWG su consumatori e imprese.

Le vendite a prezzi scontati, registrano dunque nella fase di avvio, un buon riscontro di interesse da parte del pubblico ma una sensibile riduzione del budget rispetto alle previsioni del 3,3%. Una tendenza probabilmente influenzata dal clima di incertezza economica che sta caratterizzando questo inizio dell’anno con gli indicatori economici non incoraggianti. L’indagine evidenzia come i flussi di clienti si siano concentrati soprattutto nelle prime due settimane, durante le quali sono stati effettuati il 35% degli acquisti. Durante il primo mese di saldi gli italiani hanno acquistato soprattutto maglieria (il 33%), ma anche calzature (22%), pantaloni o gonne (19%), camiceria (6%), intimo (3%), mentre il restante 8% ha acquistato accessori o altri prodotti. Significativa, per alcune voci, la divaricazione con gli acquisti progettati dai consumatori prima dell’avvio dei saldi, oggetto di una precedente rilevazione Confesercenti-SWG.

A diminuire è soprattutto l’acquisto di calzature, che era segnalato dal 31% dei consumatori ma dopo un mese chi dichiara di aver acquistato scarpe risulta essere il 22%, quindi il 9% di italiani avrebbe rinunciato a un nuovo paio di scarpe. Il budget sembra essere stato deviato verso i prodotti di maglieria (+9% rispetto alle previsioni iniziali) e, in misura minore, Pantaloni o Gonne (+4%) e Capispalla (+1%). La frenata della spesa delle famiglie è stata nettamente avvertita dalle imprese: il 34% degli imprenditori intervistati segnala vendite in calo rispetto allo scorso anno, contro appena un 10% che registra un andamento migliore sul 2018. Un rallentamento destinato a pesare sui conti delle imprese del commercio, visto che i saldi invernali costituiscono il 14% circa del fatturato annuale complessivo. Tra gli imprenditori inizia a rilevarsi il desiderio di una revisione della disciplina della durata dei saldi: tre su dieci vorrebbero vedere almeno dimezzato il periodo attuale di 60 giorni. Giudizio articolato anche sulla data di partenza: il 12% delle imprese ritiene che il 2 gennaio sia troppo presto per iniziare le vendite di fine stagione, mentre il 21% la vorrebbe anticipare.

“La frenata nella capacità di spesa degli italiani in occasione dei saldi invernali, con un budget medio di 118 euro pro capite, inferiore rispetto alle attese colpisce e conferma la situazione di incertezza e di precarietà delle famiglie che tendono quindi a risparmiare”.

Ad affermarlo è Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti commentando l’indagine commissionata a Swg sui saldi invernali 2019.

“Sicuramente a incidere è anche la mancanza di lavoro, come certificato dai dati dell’Istat e, non ultimo, la possibilità prevista dalla manovra di lasciare libertà agli enti locali di poter aumentare i tributi, è un fattore che infiamma gli animi e preoccupa. Se gli acquisti frenano – prosegue – si innesca un circolo vizioso, in quanto i consumi interni diminuiscono, la produzione rallenta a fronte di uno scenario internazionale che non è favorevole perché noi in Europa siamo il paese che soffre di più. Sono tutti segnali molto allarmanti”, continua la Presidente. “I saldi poi necessitano di nuove regole. La categoria chiede da tempo una riduzione del periodo dei saldi che è troppo lungo, dura 60 giorni e non è più appetibile con la miriade di iniziative che si sono prese nel corso degli anni, anche importando modelli dall’estero, come con il Black Friday”.

“Inoltre – conclude Patrizia De Luise – aver anticipato le date così tanto, al 2 gennaio, non va bene. I saldi erano nati come vendite di fine stagione ora hanno perso appeal. Bisognerebbe tornare alla data naturale, a fine stagione. Nel caso dei saldi invernali questo anticipo influisce sempre di più anche sulle vendite del periodo natalizio, gli acquisti personali vengono rimandati perché i saldi iniziano durante il periodo delle feste e si droga il mercato. Tra l’altro la differenziazione temporale dei saldi a seconda delle regioni non aiuta il settore. Omogeneizzare le date potrebbe aiutare”.

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