Anva Confesercenti Modena sulla situazione dei mercati in provincia

Incertezza normativa, abusivismo, concorrenza della GDO: venditori ambulanti fortemente penalizzati

L’associazione: “Si registrano cali di fatturato anche del 35%: categoria in continua  difficoltà. Il commercio su suolo pubblico offre un indispensabile completamento della rete distributiva e va salvaguardato. Serve un cambiamento di rotta.”

Dal caos normativo che li continua ad attanagliare, all’abusivismo di tipo commerciale. Oltre, alla concorrenza impari delle grandi strutture di vendita. Non c’è pace per la categoria degli operatori commerciali modenesi su suolo pubblico, categoria che persiste in uno stato di crisi. “C’è necessità, a partire dagli ambiti comunali di un cambiamento di rotta al fine di preservare un settore che, nonostante tutto, resta al passo coi tempi ed è di valore aggiunto per i centri urbani. Qualcosa è stato fatto, ma occorre fare di più”, afferma Alberto Guaitoli, presidente ANVA-Confesercenti Modena, sigla che associa il maggior numero di venditori ambulanti sul territorio.

Il commercio ‘su aree pubbliche’ è tra le pratiche più importanti e antiche del nostro Paese, non manca di far notare Guaitoli. “Ancora oggi rappresenta uno dei canali più rilevanti e popolari del sistema distributivo. Un ruolo che sostiene anche grazie alla sua dif­fusione capillare, dalle città ai più piccoli centri urbani e dove offre un indispensabile completamento della rete distributiva.” Flessibili e leggeri anche dal punto di vista ambientale, i mercati occupano mediamente tra i 4mila ed i 10mila metri quadri di superficie, ma senza consumare il suolo, perché composti da strutture mobili. Anche nell’era dello smartphone e del commercio online, il commercio on the road rimane la forma più flessibile ed innovativa di distribuzione.

“A queste potenzialità del comparto come canale distributivo, però – riprende Guaitoli – fa da contraltare una si­tuazione di grave sofferenza. Da un lato, le numerose modifiche che si sono succedute sul piano normativo protagonista di un rapido processo di deregolamentazione che  ha gettato nell’incertezza la categoria. Dall’altro, il calo delle vendite anche a causa della concorrenza spietata di centri commerciali e supermercati ormai sempre aperti. Strutture per le quali, nel caso specifico modenese, continuano ad essere autorizzate nuove aperture.”

“Inoltre – continua Guaitoli – la maggiore facilità d’accesso al settore, la difficoltà nell’operare i controlli necessari, le affittanze che nel tempo sono diventate speculative, portano ad una situazione di de­grado. Caratterizzata, dalla dequalificazione dell’offerta media e da un vero e proprio boom dell’a­busivismo. I mercati appaiono assediati da migliaia di venditori irregolari o totalmente abusivi che alimentano la filiera della contraffazione, oltre alla concorrenza sleale. Danneggiando in questo modo l’immagine del settore, ponendo, con sempre maggior forza, il tema della sicurezza degli operatori”, evidenzia Guaitoli ricordando che, già nel 2016, il fenomeno venne denunciato da ANVA a livello territoriale.

Una situazione critica, che sta portando l’intero settore nella marginalità, nonostante le sue gran­di potenzialità. “La condizione attuale – sostiene Guaitoli – non manca di rimarcare fatturati in caduta del 35% ed oltre, il peggioramento dei mercati, l’incremento dell’abusivismo. Fattori di declino, a cui si sommano però anche i troppi eventi su area pubblica (mercati temporanei, mercati di operatori provenienti da fuori regione dal nome evocativo, mercati straordinari d’ogni sorta) che drenano risorse agli operatori del mercato settimanale.”

Attualmente sul territorio si contano oltre 1290 imprese attive nel commercio ambulante, di cui quasi 500 gestite da operatori stranieri – dei quali circa il 97% di provenienza da Paesi Extra U. E. – attivi principalmente nella vendita di tessuti, abbigliamento e chincaglierie a bigiotteria. “In virtù anche di questi numeri i provvedimenti prioritari da attuare, senza aspettare altro tempo, vanno nell’ordine di proibire la vendita di merce usata, come recentemente ha disposto il Comune di Modena; reinserire le tabelle merceologiche indispensabili; limitare il più possibile gli eventi mercatali straordinari, incrementare i controlli relativi ai venditori abusivi. Ed infine dopo che il settore è stato fatto uscire dalla Bolkstein la Regione Emilia Romagna dovrebbe prevedere il tacito rinnovo delle concessioni ogni dodici anni come hanno già fatto altre Regioni vicine”,  conclude Guaitoli.

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