Padova: in provincia ben 6.500 negozi sono stati obbligati alla chiusura, così come 5.000 bar e ristoranti e attività di somministrazione

Alle Amministrazioni comunali Confesercenti chiede azioni di sostegno, come la revisione del canone di locazione del negozio chiuso per COVID 19

Sono quasi 10.000 i negozi attivi nella provincia di Padova, a questi si aggiungono i circa 5.000 tra bar ristoranti ed altre attività di somministrazione.

Praticamente dall’inizio di marzo tutti i pubblici esercizi sono chiusi (prima con orari di apertura limitati poi completamente chiusi ed autorizzati solo per consegne a domicilio).

Sui diecimila negozi hanno potuto continuare a lavorare i poco più di 2.200 tra iper, super, mini e negozi di alimentari, poi le farmacie le parafarmacie, le edicole i tabaccai ed alcune altre merceologie. In tutto su quasi 10.000 negozi ben 6.500 hanno chiuso i battenti , alcuni obbligati dai decreti altri perché inutile tenere aperto. Pensiamo alle profumerie aperte ma con il divieto ai cittadini di uscire da casa per andare ad effettuare spese non indispensabili.

Tutto questo sta pesando in modo drammatico sui bilanci di queste attività che hanno ricavi quasi pari a zero e devono però pagare affitti energia fornitori ecc. Ovvio che, considerato che non si è lavorato, si pensi a chiedere al proprietario dei muri la revisione del canone mensile.

Dall’altra parte il proprietario dei muri. Non sempre una persona ricca o una finanziaria immobiliare. anzi in un buon numero di casi un ex lavoratore o commerciante pensionato che aspetta il canone mensile per rimpinguare la pensione.Non solo, attenzione perché se il proprietario riconosce una riduzione di canone senza seguire un iter burocratico preciso corre il rischio di trovarsi una contestazione dell’Agenzia delle Entrate.

Occorre quindi che il commerciante si muova nel modo più corretto possibile in modo da condividere con la proprietà, qualunque essa sia, la perdita del mancato lavoro. Va analizzato caso per caso, va affrontato il rapporto con il proprietario senza che questo si possa inclinare, va utilizzato in modo corretto e migliore il credito d’imposta previsto dal Cura Italia.

Proprio per questo, per analizzare e studiare ogni singola situazione il gruppo di lavoro Covid 19 della Confesercenti ha predisposto un vero e proprio percorso da seguire ivi compresa una lettera da inviare e che riassume la complessità del rapporto e cerca di riaprire la capacità contrattuale di ambedue le parti.

Il tutto abbisogna probabilmente di qualche intervento agevolativo da parte dei Comuni che potrebbero riconoscere un alleggerimento o un contributo per i piccoli proprietari degli immobili. Nei limiti del possibile si possono ipotizzare interventi di agevolazione per l’IMU, la certificazione dell’accordo di riduzione del canone ed interventi di sburocratizzazione per ristrutturazioni o adeguamenti urbanistici.

E’ possibile richiedere fac-simile della lettera tipo al numero 049 8698611 o a [email protected] o ancora potete contattarci per una consulenza telefonica completamente gratuita.

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