Istat, Confesercenti: crolla la fiducia di imprese e consumatori. Per imprese turistiche e commercio tradizionale è crisi profonda

Modernizzazione e sostegni articolati per il rilancio

Nonostante la caduta del clima di fiducia a novembre fosse un evento largamente atteso – dopo il Dpcm del 3 novembre in cui si individuavano le diverse articolazioni delle restrizioni per tipologia di situazione sanitaria e per il peggioramento, in generale, della situazione pandemica – per alcuni versi i dati sono peggiori delle aspettative.

Così l’Ufficio economico Confesercenti commenta i dati diffusi oggi da Istat sulla fiducia di novembre.

D’altra parte, la seconda ondata del virus sta avendo conseguenze sanitarie rilevantissime in tutta Europa. Prendono piede i timori di una crisi che non si supererà in tempi brevi, mettendo a rischio un numero elevato di posti di lavoro. Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in calo, mentre le attese sulla situazione economica dell’Italia crollano: l’indice medio scende di oltre 3,5 punti, ma emerge forte la preoccupazione per il clima economico complessivo (- 8 punti) e per il futuro (-5).

La situazione presentata dalle imprese è diversificata e coerente con il fatto che le attuali restrizioni (a prescindere dal colore) riguardano sostanzialmente il settore terziario. Pertanto sono queste imprese, in particolare le turistiche – ricettività e pubblici esercizi – insieme a quelle di piccole dimensioni del comparto distributivo a segnalare le maggiori difficoltà e a far emergere una crisi molto profonda. Per le imprese turistiche, infatti, si registra un crollo di quasi 30 punti dell’indice e per quelle del dettaglio tradizionale un altrettanto calo in picchiata di 25 punti. In particolare, per il comparto distributivo va segnalato come il rispettivo indice della grande distribuzione si muova, invece, verso l’alto e aumenti di oltre 5 punti evidenziando, come da tempo sottolinea Confesercenti, la situazione di crisi ormai cronicizzata delle piccole imprese. Crisi acuita, inoltre, dalla crescita esponenziale dell’online e dalla impossibilità di sfruttare l’occasione del Black Friday, con le chiusure di zone rosse e arancioni, che trasferisce vendite dalla rete fisica a quella virtuale come da noi denunciato con l’esposto all’Antitrust.

La debolezza dell’economia è tutt’altro che circoscritta al trimestre in corso: la probabilità che si estenderà anche ai primi mesi del 2021, con rischi evidentemente legati all’eventualità che si verifichi una terza ondata dell’epidemia, è ormai altissima. In uno scenario di questo tipo le famiglie non possono far altro che aumentare il tasso di risparmio, aspettando un superamento definitivo dell’epidemia prima di ritornare, se possibile, a una normalità di consumo. I ristori, in questo senso, potranno servire a tamponare falle temporanee, ma la situazione è arrivata ad un punto tale che il rilancio dovrà necessariamente passare da articolati e robusti ‘piani’ di settore, finalizzati alla modernizzazione ed al sostegno di queste imprese.

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