A Padova saldi al via: giro d’affari da 104milioni di euro

+ 10% rispetto al 2017, acquisti per 7 padovani su 10. Spesa media 160 euro. Rossi: più controlli su pre-saldi illegali e pubblicità ingannevoli

 

Secondo le stime dell’Osservatorio economico di Confesercenti, per comprare merce scontata, i cittadini di Padova e provincia potrebbero spendere fino a 104 milioni di euro (+10% rispetto al 2017).

I saldi prenderanno il via venerdì 5 gennaio e andranno avanti fino alla fine di febbraio: tra negozi fissi e nei mercati del settore moda e abbigliamento, parteciperanno quasi 1000 attività. Saranno invece quasi 2.000 in tutta la provincia. Anche i padovani intenzionati ad approfittare dell’occasione sembrano molti: 7 su 10, secondo le stime di Confesercenti. La spesa media per ogni persona sarà di 160 euro: un po’ di più rispetto alla media nazionale, che si attesta intorno ai 150.

Tra i consumatori l’interesse ad acquistare in saldo continua ad essere alto e anche tra i commercianti lo spirito è quello di recuperare liquidità vendendo a prezzi ribassati le rimanenze di fine stagione.

Tra Padova e provincia, ad aderire ai saldi saranno almeno l’84% dei commercianti: la percentuale più elevata di adesioni è nei centri storici, ma anche nei piccoli comuni e nei quartieri la quasi totalità dei negozi di moda effettuerà i saldi.

«Come sappiamo» spiega Nicola Rossi, Presidente di Confesercenti Padova, «i saldi rappresentano un’occasione sia per i consumatori che per i commercianti. Secondo i dati dell’osservatorio economico della Confesercenti, nella nostra provincia, i consumatori e spenderanno mediamente 160 euro con una crescita del 10% rispetto al 2017: sicuramente si tratta di una boccata d’ossigeno per un settore che sta riprendendo lentamente. Sottolineiamo che questo Natale ha dato segnali positivi anche nel settore moda, e con i saldi avremo un’ulteriore spinta».

«Per chi ama l’abbigliamento» continua Rossi «i saldi sono meglio del Black Friday, anche perché le vendite di fine stagione non sono semplici promozioni. Le prime sono infatti strategie di marketing, spesso aggressive, per attirare clienti con sconti, a volte limitati. Le vendite di fine stagione, invece, sono un evento completamente differente: sono effettuate su prodotti di carattere stagionale o articoli di moda già in assortimento nei negozi, suscettibili, entro un certo periodo di tempo, di deprezzamento. La riduzione dei prezzi per i consumatori, dunque, è mediamente più elevata rispetto ad eventi promozionali come il Black Friday».

«Durante i saldi i consumatori possono comprare articoli di qualità a costi realmente inferiori a quelli iniziali. Ma perché il meccanismo dei saldi funzioni correttamente, c’è bisogno di ripristinare un quadro di regole certe e porre fine alla confusione nel settore. Servono controlli per bloccare i pre-saldi illegali e per fermare le pubblicità ingannevoli, che fanno passare la promozione di prodotti che non hanno alcuna stagionalità per vendite di fine stagione. I saldi sono uno strumento utile a consumatori e a imprese, vanno tutelati. Purtroppo» conclude Rossi «la normativa sulle vendite straordinarie e sui saldi è molto farraginosa e lascia aperte numerose possibilità di eluderla in particolare per quanto riguarda il divieto di fare promozioni nei 30 giorni precedenti. Occorre una profonda modifica legislativa».

Ecco quindi le proposte di Confesercenti:

–         L’inizio: per i saldi invernali, non prima della fine di gennaio e quelli estivi non prima della fine di luglio;

–         La durata: inutile prevedere una durata di sessanta giorni. La durata deve essere limitata a due/tre settimane permettendo così di concentrare l’impegno dei commercianti e soprattutto di ridare ai Saldi di fine stagione delle caratteristiche di vera occasionalità;

–         Il divieto assoluto di effettuare qualsiasi promozione (di ogni tipo) nei 45 giorni precedenti

–         Il monitoraggio e la verifica sulla effettiva applicazione degli sconti

 

 

 

 

 

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