Abusivismo commerciale, in Confesercenti Liguria importante vertice tra associazioni, istituzioni e forze dell’ordine

 

Nella mattinata di oggi, venerdì 13 ottobre, presso la sede di Confesercenti Liguria si è svolto un tavolo di lavoro sulla lotta alla contraffazione che ha riunito rappresentanti di istituzioni, forze dell’ordine e associazioni di categoria. Nell’occasione, il Censis ha presentato in anteprima una relazione sullo stato dell’arte del fenomeno della provincia di Genova, a coronamento di una serie di indagini condotte su dieci diverse città italiane.

«La contraffazione è infatti un fenomeno diverso in ogni città per quanto riguarda la tipologia delle merci trattate e le organizzazioni criminali coinvolte nella filiera», ha sottolineato nella sua introduzione la dottoressa Francesca Cappiello, della direzione III Politiche per la lotta alla contraffazione del Ministero dello sviluppo economico.

Una filiera che, come ha poi specificato nella propria relazione la dottoressa Ilaria Massa, area politiche sociali della Fondazione Censis, vede proprio in Genova uno dei principali punti di snodo del mercato italiano e identifica nell’e-commerce l’ultima frontiera dell’abusivismo. Una dinamica che  si concretizza in due diverse modalità: attraverso siti e pagine facebook dedicate, attraverso le quali è possibile concordare la spedizione a casa del prodotto contraffatto; oppure tramite il passaparola che si diffonde grazie ai programmi di messagistica istantanea, WhatsApp in primis, chat private utilizzate prevalentemente per la vendita di persona.

Sul fronte del contrasto alla contraffazione, solo nel 2016 nell’area metropolitana di Genova sono stati effettuati, da parte di Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane, 796 sequestri che hanno portato alla confisca di quasi mezzo milione di pezzi: abbigliamento ed accessori, con oltre il 70% della merce, rappresentano la parte del leone, seguiti da calzature e apparecchiature elettroniche.

«L’impatto della contraffazione sulla nostra economia continua ad essere devastante, e non solo nei confronti dei grandi marchi ma anche dei piccoli artigiani e commercianti, che rispettivamente producono e distribuiscono, merce priva di brand ma comunque di alta qualità, e devono fare i conti con un’inaccettabile fenomeno di concorrenza sleale», commenta Paolo Barbieri, presente all’incontro in qualità di vicedirettore di Confesercenti Genova.

«Tra le peculiarità del territorio ligure ed in particolare genovese emerse nell’incontro – sottolinea Barbieri – spicca però il ruolo dei Centri integrati di via: i consorzi tra commercianti al dettaglio sono nati proprio nella nostra città nei primi anni ’90 e Genova, come confermato dai rappresentanti del Censis e del Ministero, è l’unica città italiana in cui la rete dei Civ è diffusa in maniera così capillare sull’intero territorio, tale dunque da rappresentare un elemento di costante controllo, e segnalazione alle autorità competenti, dei fenomeni di abusivismo e legalità. D’altra parte, a ulteriore conferma di questo è stata citata dal rapporto Censis l’esperienza dei patti d’area, e in particolare di quello di Pré fortemente voluto proprio da Confesercenti, che ha costituito la base per interventi analoghi in altre aree della città»

«Per debellare veramente il fenomeno della contraffazione – conclude Barbieri – serve però una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica che, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione prodotte negli ultimi anni, in larga misura continua a non considerare l’abusivismo commerciale come un reato. Da questo punto di vista, in base a quanto riferito dai rappresentanti delle forze dell’ordine, sembra però che negli ultimi tempi si stia assitendo, finalmente, ad un’inversione di tendenza».

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