Commercio, Confesercenti Genova chiede argini per contenere la Gdo


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Via i negozi automatici dal centro storico, valutazioni in corso per quanto riguarda le possibilità di limitare le superfici di vendita: il piano del commercio del Comune di Chiavari prende forma anche attraverso le osservazioni già presentata da Confesercenti, dopo l’ incontro dei propri rappresentanti con l’ amministrazione, attraverso la lettera firmata da Andrea Dameri, direttore Confesercenti provinciale di Genova, e Roberta Mazza, coordinatrice dell’ associazione per il Tigullio. In generale, l’ associazione sostiene che l’ impianto conservativo voluto dal Comune sia oggettivamente positivo, «essendo in presenza di un andamento demografico piatto, di flussi turistici invariati e di una riduzione generalizzata transfer e negozi automatici». Secondo Monica Merciari, consigliera comunale con delega al Commercio, «da un primo esame con gli uffici, sembra fattibile l’ inserimento dei negozi automaci da quelli esclusi nel centro. Phone center e money transfer potrebbero essere una questione diversa e la stiamo valutando. Ingenerale, abbiamo la massima disponibilità a prendere in considerazione le osservazioni di Confesercenti». Che chiede anche che la soglia per una classificazione alimentare dell’ esercizio sia «abbassata dall’ attuale 66% al 55% della superficie netta di vendita, con lo scopo di contenere il più possibile le superfici di Grande distribuzione organizzata» e che, al di fuori del centro storico, la superficie delle medie imprese non alimentari «sia ridotta a 600 metri quadrati, rispetto all’ attuale previsione di 1.500». Questo è un altro passaggio ritenuto difficile, in base alla legge. «Abbiamo già in serito quanto previsto dall’ ultima normativa regionale – riprende Merciari – Al di fuori del centro, stabiliamo una “zona di salvaguardia” di 1.000 metri, che è il massimo possibile, dove, anziché consentire medie superfici di vendita per 1.500 metri quadrati, il limite è stabilito a 1.000 metri quadrati. Questo, sempre per i non alimentari». Confesercenti, oltre a consigliare un incontro pubblico sul tema, propone anche di «estendere il diniego al trasferimento di grandi superfici di vendita oltre la sola area del Tigullio», in modo che ci sia un parere negativo anche per aperture, per esempio, nel Golfo Paradiso, e, quanto agli orari, dice: «Siamo favorevoli alla pubblicità degli orari nei confronti della clientela» ma «in un contesto di liberalizzazione degli stessi, l’ obbligo di esposizione appare difficilmente sostenibile».

Articolo pubblicato su Il Secolo XIX (ed. Levante)

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