Confesercenti Grosseto: “Chiuso per Tari”

Tari

Il Vice Presidente Mei: “La Tari da anni è una voce in costante crescita”

«In questo periodo dell’anno in alcune attività commerciali può capitare di trovare il consueto cartello all’ingresso “Chiuso per ferie”, ma il nostro timore, ascoltando gli imprenditori associati dei territori più economicamente svantaggiati, è che fra poco si arrivi al “Chiuso per Tari”, ovvero per un costo che, sempre più, grava sulle imprese, in particole su alcune categorie, divenendo insostenibile» queste le parole di Massimiliano Mei, vicepresidente provinciale Confesercenti Grosseto.

Osservando i dati forniti da Confesercenti Nazionale la spesa nazionale per la Tari raddoppiata in 14 anni, dai 5 miliardi e 400 mila euro del 2010 ai quasi 10,6 miliardi del 2024, ed un ulteriore aumento è registrato nel 2025, dal 3 al 5% con le cartelle Tari in arrivo alle utenze domestiche e non domestiche (attività produttive).

«In Toscana il 55% del carico della Tari grava sulle imprese. La provincia di Grosseto, a dire il vero, non risulta fra i territori con il carico maggiore, ma naturalmente, oltre i valori, vi è l’analisi del peso della Tari fra i costi delle imprese rispetto ai ricavi, con un costo sull’impresa che poco varia fra località turistiche costiere e comuni dell’entroterra, ma naturalmente i ricavi stagionali ed annuali non sono gli stessi, spesso alcune categorie di attività produttive, come pubblici esercizi, ma anche negozi di fiori e strutture ricettive, sopportano un costo pari a costi energetici o affitto dei locali, con ricavi non sufficienti a garantire il giusta margine imprenditoriale, per questo è importante l’azione proposta dal nostro vicepresidente» prosegue il direttore provinciale dell’associazione di categoria Andrea Biondi.

«La Tari da anni è una voce in costante crescita – prosegue Massimiliano Mei –. Qualsiasi tipo di raccolta sia stata proposta, i costi sono sempre aumentati comunque. Chi usufruisce dei benefici del riciclo? Non i cittadini. La Tari è l’unica tariffa che negli anni è aumentata al di sopra dell’inflazione. E questo indipendente se si viva in un comune virtuoso o meno».
«Tra l’altro – puntualizza Mei – non c’è possibilità di concorrenza. È un monopolio senza alternative. In altri paesi i rifiuti sono una risorsa, in Italia solo un costo».
«Ci sono categorie tipo distributori e autofficine che devono avere un’ulteriore raccolta di rifiuti speciali che pagano a parte. Arriveremo al punto che ci sarà chi non riesce più a pagarla e allora davvero scriveremo “Chiusi per Tari” sulle nostre porte».

Continua Biondi: «Dal bilancio del gestore unico si evidenziano 2 milioni in più rispetto all’anno precedente di ricavi dalla vendita di materiali differenziati. Chi ne trae vantaggio? Non certo le collettività del nostro territorio a cominciare appunto dalle attività produttive. Per questo la nostra volontà è quello di proporre un confronto serio ed approfondito sul tema ai sindaci del nostro territorio, a partire dalle aree economicamente più fragili, dove veramente si rischia di chiudere (anche) per Tari».

Le attività imprenditoriali che necessitano di assistenza o lamentare la propria situazione, possono contattare gli uffici dell’associazione di categoria inviando email al seguente indirizzo: [email protected]

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