Confesercenti Liguria, Green Pass: bene i controlli, ma serve più coordinamento tra le forze dell’ordine

Il Presidente del Civ Porto Antico De Giorgi: “Sarebbe dunque auspicabile che i controlli avvenissero in un contesto maggiormente collaborativo e sereno, nell’interesse di esercenti, clienti e delle stesse forze dell’ordine”

Confesercenti Genova chiede alle forze dell’ordine un maggior coordinamento nelle operazioni di verifica del regolare possesso del green pass da parte dei clienti di negozi e pubblici esercizi. «Ben vengano i controlli delle autorità preposte che, anzi, abbiamo sempre caldeggiato proprio per alleggerire di questa responsabilità i gestori di bar e ristoranti e i commercianti in genere – puntualizza Paolo Barbieri, direttore provinciale di Confesercenti -. Tuttavia, riteniamo che tali operazioni dovrebbero avvenire in maniera concertata tra i vari corpi di polizia, onde evitare, come invece succede con troppa frequenza, che un esercizio venga sottoposto a più accertamenti nell’arco della stessa giornata».

Un problema particolarmente sentito nell’area del Porto Antico che, per la gran parte dei turisti, rappresenta il principale biglietto da visita della città. «Molte attività lamentano di avere ricevuto più ispezioni a distanza ravvicinata, se non addirittura ravvicinatissima – denuncia Riccardo De Giorgi, presidente del Civ Porto Antico -. La situazione è paradossale, se pensiamo che, in alcuni casi, gli stessi clienti si sono visti richiedere il green pass prima dai vigili e poi dai carabinieri, o viceversa. Altre volte sono le modalità eclatanti a destare perplessità: capita, infatti, che vengano impiegati contemporaneamente una decina di agenti disposti all’interno e all’entrata del locale, nemmeno si trattasse di una retata antidroga. E talvolta i controllori sono più dei pochi, sparuti clienti che questo atteggiamento non fa che scoraggiare ulteriormente, quasi a voler criminalizzare abitudini consolidate come la colazione al bar o il pranzo al ristorante. E tutto questo, a che pro?».

«Ciò che fatichiamo a comprendere – prosegue De Giorgi – è perché le autorità non riescano a coordinarsi come solitamente accade per altre tipologie di sopralluoghi e come mai, sebbene la maggior parte delle verifiche non ravvisino irregolarità, non vengano mai redatti verbali positivi come è prassi, ad esempio, nel caso degli accertamenti fiscali: si tratterebbe di una forma di tutela per l’esercente che, a fronte di una singola contestazione, in questo modo potrebbe produrre una documentazione che ne attesti la regolare buonafede. Di fronte alla pandemia siamo tutti dalla stessa parte e, anzi, i commercianti hanno pagato più di altre categorie le conseguenze dei lunghi mesi di lockdown e delle continue restrizioni: sarebbe dunque auspicabile che i controlli avvenissero in un contesto maggiormente collaborativo e sereno, nell’interesse di esercenti, clienti e delle stesse forze dell’ordine».

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