Confesercenti Lombardia: dal Green Pass al grey moment

La Presidente Dell’Erba: “Il nostro impegno è quello di chiedere subito delle misure correttive ed a livello locale nel modus operandi che ci contraddistingue”

A seguito della promulgazione del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, con la disposizione normativa di cui all’art. 3, che ha esteso la certificazione digitale verde Covid-19 ad ambiti quali la partecipazione a concorsi pubblici, accesso a bar e ristoranti con consumazione al chiuso e al tavolo, ingresso a piscine e strutture termali etc. vi è stato un aumento delle richieste di vaccinazione. È giusto specificare però che il possesso della certificazione non consente affatto una libertà totale, in quanto è sottoposta ad alcune condizioni:

  1. Se vi fosse un incremento della curva epidemiologica e una Regione divenisse arancione o rossa, molte attività, in base alle misure di contenimento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore 02 marzo 2021, resterebbero chiuse e il possessore del “green pass” non vi potrebbe accedere proprio come il non possessore (art. 3 del decreto-legge n. 105/2021);
  2. Nel momento in cui il soggetto titolare della certificazione digitale verde Covid-19 o di attestata negatività al tampone venisse “identificato come caso accertato positivo al Sars-Cov2”, questa “cessa di avere validità” (art. 9, comma 3, del decreto-legge n. 52/2021 convertito, con modificazioni, nella legge ordinaria dello Stato n. 87/2021);
  3. È vero che, in base al regolamento (UE) n. 953/2021 e ai sensi del paragrafo 36 del considerato, il certificato digitale verde europeo Covid-19 non costituisce condizione per la libera circolazione nel territorio dell’Unione e che non può comportare discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati, ma è anche vero, che non solo gli Stati (come prevede il Trattato) rimangono competenti a introdurre restrizioni per motivi di salute pubblica, ma la stessa accettazione del “green pass” rilasciato da un altro Stato membro è ipotetica.

La Presidente Romana Dell’Erba va oltre il “green pass” esprimendo preoccupazione per un momento grigio che potrebbe protrarsi fino ad ottobre, quando la mobilità legata alla ripresa del lavoro e delle scuole aggiungerà altre dinamiche di cui non ci si sta occupando: “Ad oggi non abbiamo certezze e consapevolezza sulla base di quali numeri sono stati adottati questi provvedimenti limitanti e discriminatori che continuano a dimostrare illogicità rispetto all’applicazione dei protocolli sanitari che si attuano. Questi provvedimenti vanno a ledere attività già cariche di protocolli con l’aggravio di una piena mancanza di organizzazione preventiva alla gestione della mobilità ed i trasporti.

Dal punto di vista dei datori di lavoro – continua la Presidente – facciamo presente invece che le leggi esistono già, in base ai rischi delle mansioni si attuano le misure come da D.Lgs 81/08. Non riteniamo giusto approvare l’obbligo vaccinale tra i dipendenti, date le conseguenze che porterebbe, come un’eventuale non idoneità alla mansione e con sospensione al lavoro”. Se la certezza del monitoraggio della malattia la si ha con i tamponi – afferma Dell’Erba – sarebbe opportuno prendere esempio dalla vicina Svizzera dotando dipendenti e perché no anche i cittadini di un numero mensile di tamponi a tariffe agevolate se non gratuiti. Inoltre, come prevedibile, non sono stati menzionati dei sostegni relativi a questo decreto in seguito alle ulteriori perdite che causerà”. A fronte dei punti trattati in precedenza, il Presidente FIEPET Enrico Introini afferma che: “È nobile cercare di accelerare l’adesione della popolazione alla campagna vaccinale, facendo rispettare le regole in ottica di assembramenti e misure di igiene, evitando le chiusure forzate che ci auguriamo non avvengano più. Questa misura però – continua il Presidente – com’è strutturata adesso non agevola ma appesantisce ancora di più le piccole e medie realtà sia per l’impegno di gestione operativa che in termini di responsabilità penali al trattamento dei dati. Insomma, il comparto risulta spaesato e confuso e l’unico sentimento è quello che sempre convive con gli imprenditori italiani quello delle sanzioni immotivate.”

Il nostro impegno – continua Dell’Erba -, in costante confronto con la sede Nazionale, è quello di chiedere subito delle misure correttive ed a livello locale nel modus operandi che ci contraddistingue.

Raccogliendo istanze e rimostranze, rimanendo vicino alle imprese del nostro territorio per la gestione delle difficoltà che si presenteranno facendo attuare un’analisi quantitativa e qualitativa del provvedimento per poi dargli la giusta definizione.”

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