Confesercenti Modena, pagamenti elettronici: “Tax credit pos” insufficiente per le imprese

L’Associazione interviene in merito al credito d’imposta per le commissioni pagate dalle imprese su carte e bancomat

Confesercenti Modena interviene in merito al credito d’imposta per le commissioni pagate dalle imprese su carte e bancomat: “Non è sufficiente. Per un’attività media corrisponde a un vantaggio fiscale di appena 429 euro all’anno, poco più di 35 euro al mese”, commenta Marvj Rosselli, Direttore Provinciale Confesercenti

“Le simulazioni della nostra associazione di categoria parlano chiaro: per un negozio “medio” il beneficio fiscale della nuova Tax Credit Pos – ovvero il credito d’imposta per le commissioni pagate dalle imprese su carte e bancomat – non basta”: commenta Marvj Rosselli, Direttore Provinciale Confesercenti.

“Si tratterebbe di appena poco più di 35 euro al mese – prosegue il Direttore di Confesercenti Modena – Una piccola cifra, che rischia di essere ulteriormente gravata dai costi burocratici necessari per accedere al Tax Credit, che possono arrivare fino a 200 euro l’anno”.

Il beneficio fiscale vale il 30% delle commissioni per le transazioni mediante carte di credito o altri strumenti tracciabili, ed è riservato ai piccoli esercenti che non abbiano conseguito nel 2019 ricavi superiori a 400mila euro. Le stime di Confesercenti però evidenziano come in questa fascia, per un’attività “media” con 200mila euro di fatturato l’anno – di cui il 50% pagato con carte o bancomat – il credito sarebbe di appena 429 euro. Un mini-bonus certamente insufficiente a coprire i 1.430 euro di commissioni sui pagamenti elettronici sostenuti dall’attività.

“E’ bene evidenziare – aggiunge Rosselli – che il meccanismo non tiene poi conto dei costi aggiuntivi legati all’installazione e all’utilizzo del Pos e della linea telefonica dedicata. Il vantaggio fiscale per gli esercenti rischia inoltre di essere reso vano dalle procedure burocratiche. Per accedere al credito d’imposta introdotto dal DL Fiscale a partire dal primo luglio di quest’anno è infatti necessario presentare ogni mese un modulo F24. Una procedura che va poi a caricarsi di un costo aggiuntivo di almeno 180-200 euro l’anno. La misura va corretta alzando la percentuale coperta dal beneficio e puntando a un abbassamento generale delle commissioni applicate a carte e bancomat, magari promuovendo nuovi sistemi di pagamento tecnologicamente più evoluti. Ma per sostenere al meglio le PMI è indispensabile azzerare costi e passaggi: il beneficio fiscale dovrebbe essere accreditato direttamente agli imprenditori come è stato fatto per il bonus a fondo perduto del DL Rilancio”, conclude Marvj Rosselli.

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