Confesercenti Modena, Ristori: si alla protesta ma nel rispetto della legalità

Le due Associazioni: “Nel rispetto delle regole vogliamo prendere le distanze da sedicenti gruppi che evocano una ripartenza al di fuori della legge mettendo a repentaglio la sicurezza delle aziende, dei propri dipendenti e dei clienti stessi”

Alla luce del prolungarsi delle restrizioni per la pandemia che stanno colpendo sempre più drammaticamente il comparto della ristorazione nel suo intero, al netto dei ristori erogati davvero simbolici perché calcolati su un unico mese, Fipe Confcommercio e Fiepet Confesercenti intendono interpretare il vero e proprio grido di aiuto e disperazione della categoria denunciando un ammanco di fatturato di oltre 3 miliardi per la sola Emilia Romagna e di oltre 30 miliardi su base nazionale. Ai miliardi bruciati nei bilanci delle imprese, bisogna aggiungere tutte quelle persone, dipendenti e collaboratori, che da quasi un anno sono in cassa integrazione in attesa di poter tornare a lavorare ed a una vita vera.

La situazione è a dir poco drammatica e lo è ancora di più perché non c’è un orizzonte temporale per immaginare una vera ripartenza, soprattutto duratura su cui programmare investimenti e soprattutto progetti. Gli operatori sono davvero provati, esasperati da questa situazione confusa e allo stesso tempo terribile visto che se non ci sono certezze sulla ripartenza ce ne sono molte di più per le scadenze di imposte e forniture, che non si possono rimandare o sospendere nella maggior parte dei casi.

Nel rispetto delle regole vogliamo prendere le distanze da sedicenti gruppi che evocano una ripartenza al di fuori della legge mettendo a repentaglio la sicurezza delle aziende, dei propri dipendenti e collaboratori ed anche dei clienti stessi.

La protesta è assolutamente lecita anzi doverosa e sacrosanta stante la situazione delle aziende e soprattutto delle persone, le stesse persone che vivono e dovrebbero lavorare come chi lo fa abitualmente, ma non deve andare a scapito delle stesse persone mettendole a rischio di sanzioni, amministrative, civili e penali. Sarebbe un ulteriore danno per tutti.

Si ricorda che in caso di somministrazione di alimenti e bevande stante l’esplicito divieto del dpcm le aziende rischiano sanzioni amministrative da 400,00 a 2.000,00€ (in caso di reiterazione) e fino alla chiusura e revoca della licenza, oltre a possibili denunce penali per procurata pandemia. Gli stessi clienti rischiano sanzioni da 400,00 a 1.000,00€.

Sui Tavoli Ministeriali ai quali saremo chiamati a partecipare nei prossimi giorni, chiederemo a gran voce ristori calcolati sulle reali perdite di fatturato dell’intero 2020 e non su un singolo mese, chiediamo RISTORI non bonus una tantum, chiederemo inoltre riduzioni delle tariffe, come la TARI, che siano commisurate ai giorni di apertura e non alla superficie dell’esercizio, che è stato ed è chiuso e ha ridotto la superficie di esercizio per adeguarsi alla emergenza Covid-19.

Ma Soprattutto chiederemo di essere trattati come le altre categorie definite essenziali e per questo tutelate, anche la ristorazione è un comparto vitale della nostra economia, della nostra cultura del nostro essere cittadini italiani, dove il lavoro è un diritto, sempre, anche in all’epoca del Covid-19.

Per sostenere le nostre richieste nei prossimi giorni metteremo in pratica azioni di protesta nel pieno rispetto della legalità.

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