Confesercenti Pistoia: imprese non trovano dipendenti, serve patto di sviluppo territorio

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Di seguito l’intervento del direttore provinciale Riccardo Bruzzani

Arrivano nella sede della Confesercenti Pistoia, da parte di imprenditori del turismo e della ristorazione, ma anche del commercio e dei servizi, richieste di personale da assumere che non riescono a trovare in maniera autonoma. I dati dell’Agenzia del lavoro, costituita dall’ente bilaterale dell’associazione e dei sindacati per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, confermano questa situazione.

La ripartenza sembrava essere era avvenuta, ma oggi è compromessa dalla guerra che deve essere sconfitta dalla conquista della pace. Per contro, molti cittadini che si recano in Confesercenti per usufruire dei servizi manifestano difficoltà ad affrontare i problemi di ogni giorno e non hanno fiducia nel futuro.

Da queste riflessioni emergono preoccupanti contraddizioni presenti nella società. Da una parte non manca una specifica offerta di lavoro, dall’altra è forte la preoccupazione per l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, del gas e della benzina.

Ma perché non si trovano dipendenti? Le ragioni sono molteplici. Può apparire un paradosso che una rappresentanza delle imprese sostenga che una delle cause principali sia dovuta ai bassi salari, accompagnata dall’obbligo di svolgere il lavoro nei giorni festivi. Il risultato è che i consumi sono colpiti dall’inflazione e dalla riduzione del potere di acquisto delle famiglie a basso reddito. Lo stesso ceto medio è impoverito. Per contro i paradisi fiscali sono ancora un rifugio sicuro e i grandi gruppi delle vendite web non sono chiamati a pagare le tasse.

La riforma fiscale della quale si discute in Parlamento deve ridurre il prelievo sui redditi medio/bassi, che è l’unico modo serio per combattere l’evasione fiscale. Ma soprattutto è indispensabile e urgente la scelta politica di detassare il lavoro allo scopo di consentire la crescita dei salari, che non può essere caricata sulle imprese, perché comporterebbe un aumento ulteriore dei prezzi. Il lavoro deve poi essere incentivato con un forte intervento sul cuneo fiscale/contributivo e le imprese devono avere la possibilità di salvarsi e di crescere, favorendo e incentivando gli investimenti.

E’ bene ricordare che 7.000 bar e tanti ristoranti – anche nel nostro territorio – non hanno riaperto dopo il lockdown. Molti alberghi, come vediamo anche a Montecatini, non ce la fanno a ripartire. Tutto il commercio di vicinato soffre enormemente. E’ veramente una colpa dimenticarsi delle chiusure, non restituire fiducia al ceto medio, alle imprese, ai lavoratori impoveriti, non rimuovere le cause del rifiuto di offerte di lavoro, che insieme all’inflazione e alla possibile recessione è una miscela che può scatenare rabbia sociale e la stessa tenuta democratica.

Anche a Pistoia è tempo di aprire una nuova stagione di confronto tra la parti sociali per affrontare problemi di nuova qualità. Non c’è spazio per posizioni chiuse e arretrate o richieste generaliste senza stabilire criteri e obiettivi selettivi. E’ venuto perciò il momento di affrontare il Patto di sviluppo nei territori.

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