Confesercenti Pistoia: la Toscana in zona arancione, insoddisfazione e denuncia assenza di scelte fondamentali

 Si assiste a ospedali pieni e ad assembramenti poco distanti, si persevera nello spettacolo indecente dello scaricabarile e della polemica tra Governo, Regioni, Comuni. Così alla probabile recrudescenza del virus si ritorna gialli, arancioni, rossi

 

Appena venerdì scorso l’Italia suddivisa in zone con la Toscana di colore giallo. Dopo tre giorni la regione è collocata in zona arancione. Ancora una volta bar, ristoranti, pasticcerie, sono duramente colpiti con la chiusura. Tutto il settore del turismo e relative filiere sono da 10 mesi ridotti a zero. Ma siamo sicuri che siano loro fonte primaria della crescita del contagio? I trasporti con mezzi zeppi di lavoratori e studenti non hanno inciso? Noi siamo i primi a riconoscere il dramma degli ospedali pieni, del personale sanitario che è sfinito, delle terapie intensive che si riempiono.

Gli imprenditori vivono anch’essi una drammatica realtà. Il loro impegno è far vivere le imprese. I ristori, per chi li riceve, non bastano a dare tempo ad imprenditori che non ce la fanno più. Chi può negare questa dura verità! La salute è la priorità. Lo ribadiamo. Ma la ricerca dell’equilibrio salute/economia resta irrinunciabile. Sindaci toscani hanno chiesto di ordinare la zona rossa perché gli ospedali sono fuori controllo. Dopo tre settimane siamo a posto. I contagi saranno calati. Si ripete l’esperienza dell’estate? Non ci si rende conto che non basta ridurre temporaneamente i contagi per vincere il virus. Quale programmazione si ha intenzione di attuare. Continuare a non accedere al fondo europeo del MES per la sanità? Si sono incrementate le terapie intensive evidentemente in misura insufficiente. Si doveva assumere più medici ed infermieri. Sono necessarie strutture sul territorio al fine di impedire la saturazione degli ospedali e farli respirare. La sanità toscana è una eccellenza, ma soltanto in parte.

Dove si pensa di andare se i controlli per il rispetto delle regole non si fanno. Non c’è alcun coordinamento delle forze preposte. Si assiste a ospedali pieni e ad assembramenti poco distanti. Si persevera nello spettacolo indecente dello scaricabarile e della polemica tra Governo, Regioni, Comuni. Così alla probabile recrudescenza del virus si ritorna gialli, arancioni, rossi. Non è accettabile questo stop e go. Fermezza per il rispetto delle regole e coraggio di aggredire le debolezze strutturali del Paese. Si combatte la pandemia con la strategia e la visione del cambiamento. Procedere con chiusure per evitare la sopraffazione del virus e allargare le maglie successivamente non regge più.

Occorrerà tempo per vaccinare in misura consistente la popolazione. Questa è l’unica soluzione per avvicinare alla primaria esigenza della salute la salvaguardia dell’economia e per nuovo modello dell’economia e della vita.

Riteniamo che cambiare passo sia una condizione determinante per la coesione sociale, vincere lo scoramento e infondere coraggio per il futuro, accrescere la consapevolezza culturale dell’importanza del rispetto delle regole.

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