Confesercenti Pistoia: per le imprese domina l’incertezza

Urgenti indennizzi parametrati ai volumi d’affari del 2019

Le misure ponte fino al 10 e quelle annunciate dall’11 al 15 gennaio rendono l’inizio del 2021 uguale al 2020. L’auspicio di un 2021 migliore non è detto che si avveri. I dati sui contagi e dei reparti covid anche a Pistoia sono pesanti. Si riconoscerà che bar e ristoranti, dove peraltro le regole della sicurezza si possono applicare con efficacia, chiusi o con asporto non sono stati il veicolo della crescita dei contagiati.

Gli assembramenti durante le festività natalizie sono avvenuti nei centri commerciali, dove, però, i negozi delle gallerie sono stati chiusi nei giorni prefestivi e festivi, durante i quali fanno il 40% dei ricavi. Sicuramente anche la voglia legittima e imprudente delle famiglie di stare insieme ha determinato un aumento dei contagi. Oggi continuiamo a contare il disastro economico. Gli alberghi e la filiera del turismo si avviano a raggiungere un anno di inattività. Settore immagine e benessere, agenti di commercio, benzinai, ambulanti, settore moda anche per il forte calo dei consumi, versano in una crisi devastante. Il dato di Pistoia che vede cessate in 9 mesi 612 aziende del commercio e del turismo e quello della Toscana con 26.00 posti di lavoro persi, di cui 15.000 nel turismo e 157.000 lavoratori in cassa integrazione a zero ore parlano da soli. A questo punto sono urgenti indennizzi parametrati ai volumi d’affari del 2019, uscendo finalmente dal criterio dei codici ateco. Sappiamo che con il virus dovremo convivere ancora. Vogliamo certezze con la programmazione.

L’improvvisazione è insopportabile anche psicologicamente. Salute ed economia, costruendo le condizioni per lavorare. Resta fondamentale l’affermazione di uno Stato autorevole per esercitare in forma preventiva e sanzionatoria i controlli per il rispetto delle regole anticontagio.

Occorre risolvere con grande velocità i punti critici che sono soprattutto nella sanità (ospedali per reparti covid, terapie intensive, medici e infermieri, strutture sul territorio) e nel trasporto pubblico. Qui vanno concentrati gli sforzi. La campagna vaccinale deve procedere con la velocità massima. E’ imperdonabile non esaurire tempestivamente i vaccini a disposizione. Bisogna organizzarsi come una catena di montaggio ed il personale e quanto altro ci vuole va assunto e costruito.

Non ci sono giustificazioni di sorta. Per il costo si utilizzi il MES. Di fronte al dramma che vivono le imprese e i lavoratori, l’assenza di certezze e veramente inaccettabile. Tutto è in alto mare per preparare la ripartenza. Quello che succede con i fondi europei è imbarazzante. Non c’è una progettualità coerente e attuabile. Territori, corpi intermedi, Comuni, forse anche Regioni esclusi e sostanzialmente ai margini. Senza i territori non si fanno progetti per la crescita in un mondo profondamente cambiato, perché non si fa sistema e non si attraggono investimenti.

Come per vincere il virus occorre solidarietà e condivisione e non guerre tra garantiti e impoveriti, per la ripartenza è indispensabile unità e capacità progettuale tra Istituzioni, politica, mondo economico e del lavoro. Cosa che non si vede nella nostra provincia e non solo. E poi ci stupiamo che il territorio provinciale sia smembrato e suddiviso nei collegi elettorali di Prato e Lucca. Quasi tutto viene per almeno una ragione, non per caso.

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