Confesercenti Pistoia: “Vogliamo lavorare o Ristori immediati”

L’Associazione: “Noi abbiamo sempre chiesto regole e controlli. Le garanzie sanitarie da attuare nei luoghi delle attività vanno considerate una assoluta necessità. Abbiamo avanzato proposte, non ci hanno ascoltato. Ecco i danni in 11 mesi alle nostre attività”

Riteniamo che il futuro del commercio, del turismo, delle imprese tutte, del lavoro, insomma dell’economia e quello dei giovani e dei “garantiti”, non sia assicurato con l’aumento vertiginoso della spesa pubblica e del debito dello Stato. I danari pubblici, compresi quelli dell’Europa, vanno spesi per investimenti in salute, infrastrutture e mobilità, rivoluzione verde e transizione ecologica, innovazione e competitività del sistema produttivo, istruzione, formazione, ricerca e cultura, equità sociale, di genere e territoriale. E’ richiesta visione strategica, priorità, progettualità esecutiva, altro che navigare a vista. Tutto cambierà. Le istanze delle imprese e dei corpi intermedi vanno raccolte per ricomporre le profonde fratture della società fatte emergere e scavate dal virus. Così si supera rabbia e sofferenza, si difende libertà e democrazia da non dare mai per acquisite. Non è questa linea che abbiamo visto finora. Sgombriamo il campo tra chi è per regole da far rispettare rigorosamente e chi vorrebbe lassismo. Noi abbiamo sempre chiesto regole e controlli. Le garanzie sanitarie da attuare nei luoghi delle attività vanno considerate una assoluta necessità. I consumatori sono la nostra principale ricchezza. Abbiamo avanzato proposte ritenute più incisive nella lotta al contagio, individuando i punti critici e indicando possibili soluzioni da definire con le Istituzioni ed il Governo. Non ci hanno ascoltato.
Abbiamo fatto i conti più dettagliati nella nostra realtà provinciale delle conseguenze economiche sulle imprese rappresentate che riportiamo parzialmente.

ALBERGHI E RISTORANTI
Chiusi di fatto da Marzo ad oggi con l’eccezione del mese di Agosto, unico periodo con perdita di fatturato attorno al 20%. I mesi di aprile e maggio, normalmente di consistente lavoro, hanno avuto il fatturato azzerato. I mesi di giugno, luglio, settembre, ottobre perdite di fatturato del 70%. Mesi di novembre, dicembre fino a metà gennaio blocco totale con perdita del 100%. I ristori sono stati irrisori con l’aggravante del riferimento soltanto al mese di aprile. I criterio dei ristori doveva essere fondo perduto rapportato ad una percentuale per tutti i costi vivi, compresi quelli fiscali, sostenuti in relazione alla perdita di fatturato annuale. Alberghi, ristoranti e relative filiere, essendo i servizi essenziali del settore turismo sono stati i più colpiti e l’uscita della crisi non potrà avvenire che a 2021 inoltrato, nella speranza che il vaccino abbia un impatto decisivo per vincere la pandemia. Siamo di fronte ad una catastrofe. E’ fondamentale ristorare le imprese allo scopo di tenerle in vita e consentire loro la ripartenza

BAR
Chiusi dall’11 marzo al 31 maggio, dall’11 novembre zona arancione, dal 15 novembre zona rossa e dal 6 dicembre zona arancione sino al passaggio in zona gialla. 4 mesi circa. La perdita di fatturato si calcola del 70%.

NEGOZI DI VICINATO
Chiusi dall’11 marzo al 18 maggio, dal 15 novembre al 6 dicembre. 3 mesi circa. La perdita del fatturato si calcola del 50%.
Fieristi, Operatori dei mercati, della Montagna rispettivamente non hanno avuto fatturati o in misura irrilevante.
Ovviamente le perdite si riferiscono ai periodi di chiusura totale o parziale. Ma anche nei periodi di apertura i fatturati hanno subito consistenti perdite rispetto all’anno precedente. I ristori, dunque, sono efficaci per salvare imprese e occupati solo se compensano le perdite in relazione ai costi fissi. Si pensa che le imprese possano vivere ancora a lungo senza lavorare. La Cgia di Mestre ha stimato che 350.000 aziende potrebbero chiudere entro il 31 dicembre con la perdita di 1 milione di addetti. E c’è ancora chi sostiene che le aziende del terziario siano fonte di evasione fiscale. Il problema oggi è di tassare i grandi gruppi del commercio on-line, di abolire i paradisi fiscali in Europa e di ridurre per tutti la pressione del fisco. Finita la cassa integrazione si pone il tema del lavoro per i dipendenti. Il risparmio è cresciuto ma senza ripresa si consuma in fretta.
La speranza agli imprenditori va restituita al più presto, ad iniziare dall’immediato ritorno della Toscana nella zona gialla che con insistenza continuiamo a chiedere.
Pistoia, 7 dicembre 2020

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