Confesercenti Torino: “Una città che ha in serbo un futuro di centri commerciali è una città che rischia di mangiare se stessa”

Il dibattito sullo sviluppo urbanistico e commerciale della città

Riportiamo qui di seguito l’articolo pubblicato oggi sulle colonne di Repubblica (ed. Torino) sul tema “Ipermercati, la querelle arriva in Comune” di Gabriele Guccione

I centri commerciali leva dello sviluppo della città dei prossimi anni? È fitto il dibattito nato dalla domanda lanciata sulle pagine di “Repubblica” di fronte alla prospettiva che agli 8 megastore esistenti sbarchino in città almeno altri 10 cittadelle del commercio. Dopo la risposta dell’ assessore all’ Urbanistica, Stefano Lo Russo («il commercio sarà la leva economica dello sviluppo della Torino dei prossimi anni») al presidente di Novacoop, Ernesto Dalle Rive, che chiedeva quali fossero i programmi della città in tal senso, e gli interventi critici dell’ assessore al Commercio, Domenico Mangone, e del presidente di Confesercenti, Stefano Papini, la questione verrà affrontata oggi pomeriggio in Consiglio comunale. Il tema sarà discusso a partire dall’ operazione sull’ ex Westinghouse durante una seduta della commissione urbanistica convocata appositamente dal presidente Domenico Carretta. Lo Russo e Mangone si confronteranno insieme con gli altri consiglieri comunali. Il dibattito a Palazzo Civico è serrato. Non tutti all’ interno del Pd hanno condiviso le parole del titolare delle deleghe all’ Urbanistica, il quale ha lanciato anche su facebook un confronto serrato con i militanti del partito. «Capisco che per portare investimenti privati non ci siano alternative, ma bisogna essere chiari: non si può pensare che Torino cresca economicamente solo grazie agli ipermercati», scrive Marco Brusconi, storico militante del Pd e panettiere di Porta Palazzo, invitando l’ assessore a un’ assemblea pubblica con gli operatori dei mercati. «Non capisco tutto questo odio nei confronti dei centri commerciali – ribatte Fabrizio Balda – Nella zona dove abito al momento non ce ne sono e devo andare nella zona di Spina 3 per fare la spesa». E mentre il presidente della commissione cultura, Luca Cassiani, esprime una posizione critica nei confronti di un futuro costruito sui centri commerciali, il responsabile della commissione urbanistica, Carretta, non è contrario: «Basta cercare forme di integrazione tra ipermercati e territorio circostante». Anche Dalle Rive, torna sul tema. «Promuovere il concorso dei privati per riqualificare parti di città è una scelta opportuna, porterà benefici economici», sottolinea, ma «occorre ragionare su come questo, prevedibile, sviluppo della grande distribuzione modifichi la rete già insediata e inviti a ripensare gli investimenti che sono in via di realizzazione». Il presidente degli ipermercati delle coop riflette sulla direzione in cui la città si sta muovendo: «Il mercato consente ancora uno sviluppo della grande distribuzione» e «tale fase può rappresentare un elemento di stimolo a patto che distribuzione moderna e negozio di vicinato specializzino ognuno la propria offerta dando risposte diverse alle diverse esigenze dei consumatori».

Papini: “Un valore i piccoli negozi

«Una città che ha in serbo un futuro di centri commerciali è una città che rischia di mangiare se stessa». Così il presidente della Confesercenti, Stefano Papini, ha risposto all’ assessore all’ Urbanistica, Stefano Lo Russo, che ha indicato nello sviluppo delle aree commerciali il motore della trasformazione della Torino del futuro: «Far leva sulle aree edificabili commerciali per creare valore è più remunerativo per le casse del Comune, ma significa dimenticare che il tessuto commerciale esistente già oggi è un valore». E propone: «Se un outlet non è altro che un centro commerciale vestito da centro storico dovremmo pensare a come fare l’ inverso».

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