Montagna, suono e memoria: lo sguardo di due generazioni sulle vette trentine, un viaggio tra passato e presente
Le fotografie di Silvio Pedrotti e Pietro Cappelletti si incontrano nella mostra “Gli occhi sulla montagna”, a Palazzo Roccabruna dal 30 ottobre al 22 novembre. Un viaggio tra passato e presente, tra canto e immagine, che restituisce la montagna come spazio di bellezza, rispetto e appartenenza.
Sarà visitabile dal 30 ottobre al 22 novembre a Trento, presso Palazzo Roccabruna – Enoteca Provinciale del Trentino, la mostra “Gli occhi sulla montagna. La fotografia di ieri e di oggi per raccontare l’ecosistema alpino”, uno degli appuntamenti paralleli alla XXVI BITM – Le Giornate del Turismo Montano, in programma al MUSE dal 12 al 14 novembre, e tra gli eventi che proseguono la tradizione iconografica della manifestazione.
“Sono particolarmente onorato di ospitare, nell’ambito della ventiseiesima edizione de Le Giornate del Turismo Montano, questa mostra fotografica, che si inserisce perfettamente nel tema di quest’anno Raccontare l’identità dei territori di montagna” – ha dichiarato Massimiliano Peterlana, presidente di BITM – “Attraverso l’evoluzione del rapporto tra l’essere umano e la montagna nell’arco di quasi un secolo, la mostra racconta un intenso dialogo a distanza tra Silvio Pedrotti e suo nipote Pietro Cappelletti. Un confronto visivo e ideale che ci invita a riflettere sul nostro legame con la natura e sulla necessità di un impegno consapevole e duraturo per la sua tutela – come ecosistema e come spazio delicato e prezioso. In un momento storico in cui il rapporto tra uomo e ambiente richiede nuove consapevolezze e scelte coraggiose, questa mostra ci ricorda che la montagna non è solo paesaggio, ma memoria, identità e responsabilità.”
L’inaugurazione si è tenuta oggi, accompagnata dall’esibizione del Coro della SAT, un omaggio diretto a Silvio Pedrotti, protagonista della mostra e tra i fondatori dello storico coro trentino.
Il cuore dell’esposizione è proprio il dialogo tra Silvio Pedrotti – fotografo, alpinista e tra i quattro fratelli fondatori del Coro della SAT nel 1926 – e suo nipote Pietro Cappelletti, che ne raccoglie l’eredità artistica e spirituale. Con le sue celebri fotografie in bianco e nero, Pedrotti ha saputo immortalare la montagna trentina come spazio di contemplazione e armonia, dove la presenza umana si fonde con la natura, restituendo un’immagine poetica e autentica delle vette alpine. Nelle sue immagini rivive lo stesso spirito che ha animato la nascita del Coro della SAT: un canto corale che celebra la bellezza, la fatica e la sacralità delle vette alpine. La mostra restituisce questo legame profondo tra immagine e suono, tra fotografia e coralità: due linguaggi diversi che condividono lo stesso intento – raccontare la montagna come esperienza collettiva, emotiva e culturale.
Accanto agli scatti storici di Pedrotti, le fotografie del nipote Pietro Cappelletti, fotografo e musicista, offrono un punto di vista contemporaneo. I suoi paesaggi – tra ghiacciai che arretrano e segni del cambiamento climatico – invitano a riflettere sulla responsabilità dell’uomo verso la natura.
Il confronto tra nonno e nipote diventa così un racconto generazionale sulla montagna: ieri simbolo di libertà e conquista, oggi luogo fragile da proteggere. “Ricordo chiaramente il nonno, il suo umorismo acuto, i suoi racconti, la sua curiosità – dice Pietro Cappelletti – Occhi e orecchie sempre aperti. “Popi, na foto”, “vara che luce da foto!”..”senti che bel”. Questa mostra per me è come unire dei fili sospesi con lui. Un’occasione per respirare un po’ la sua essenza potente a cui mi sono spesso ispirato”. Curata da Francesca Caprini e Alessandro Franceschini, la mostra è un viaggio nel tempo e nello spazio alpino, dove fotografia e memoria si intrecciano per costruire un racconto di turismo sostenibile, cultura e identità.
“La montagna fa parte della mia vita fin dall’infanzia – racconta Francesca Caprini – Ma è stato con Yaku, l’associazione che ho contribuito a fondare, e che si occupa di solidarietà e cooperazione internazionale in America Latina, che ho capito come si dovesse cambiare il nostro modo di approcciarci alla Natura. Grazie alla conoscenza e alla collaborazione con le popolazioni indigene andine, abbiamo imparato che l’essere umano fa parte di un ecosistema, e non ne è il vertice: le montagne ‘madri delle acque’, rappresentano uno spazio di vita fondamentale e fragile, e se per le popolazioni originarie sono esseri viventi, per noi rappresentano per lo meno la materia di cui siamo fatti, ed è nostra responsabilità averne cura. In Trentino le montagne sono emblema di bellezza, di cultura, di estasi, ma anche di iper sfruttamento, di pericolose forme di estrattivismo, si vuole monetizzarle, e soffrono sempre più delle conseguenze della crisi climatica. Non è quello che ci hanno insegnato persone come Silvio Pedrotti. Gli occhi sulla montagna sono la nostra visione sull’arco alpino, che sta cambiando; ma sono anche gli occhi della montagna, che ci osserva con dolcezza e severità; sentimenti e percezioni che ritroviamo nello sguardo e negli scatti del nipote, il fotografo Pietro Cappelletti”.
“Scorrendo in filigrana la sequenza delle fotografie – spiega Alessandro Franceschini – si colgono le trasformazioni del paesaggio avvenute negli ultimi decenni, le tracce di un territorio che cambia. Due momenti d’indagine si fronteggiano: quello di Pedrotti, che segna la fine del mondo rurale e tradizionale, e quello di Cappelletti, che racconta l’epoca della società postmoderna e del turismo di massa. In questo passaggio di epoche si trasforma anche il legame tra la comunità locale e il proprio ambiente. Per questo, l’esposizione può essere letta come un ritratto di tali mutamenti, un invito a riflettere su quale sia oggi il nostro rapporto con il luogo in cui viviamo”.
“Gli occhi sulla montagna” invita dunque il visitatore a superare la semplice dimensione estetica del paesaggio per riscoprire la montagna come ecosistema da custodire, spazio vitale e luogo di relazione tra uomo e natura. Il percorso espositivo – dai ghiacciai agli alpeggi, dalle vette silenziose ai sentieri della SAT – restituisce la montagna come madre delle acque e custode di biodiversità. Le immagini di Silvio Pedrotti e Pietro Cappelletti diventano così un ponte tra passato e futuro, tra tradizione e consapevolezza, raccontando una montagna che continua a essere fonte di vita, ispirazione e responsabilità. L’inaugurazione, accompagnata dal canto del Coro della SAT e dalle fotografie dei due autori, è stata un omaggio corale alla montagna trentina: un intreccio di suoni, luce e memoria che invita a guardare le vette con occhi nuovi, rispettosi e innamorati della loro bellezza senza tempo.
Orari di apertura
La mostra sarà visitabile dal 30 ottobre al 22 novembre 2025 presso Palazzo Roccabruna, Via SS. Trinità 24, Trento, con i seguenti orari:
- Lunedì e martedì: 8.30–12.00 / 14.00–17.00
- Mercoledì, giovedì e venerdì: 8.30–12.00 / 14.00–20.00
- Sabato: 17.30–20.00
- Domenica e festivi: chiuso
 
								 
															
