Confesercenti Trentino: “Una tempesta perfetta è in arrivo sulla Regione”

Il  vice presidente Paissan: “Non si tratta di una previsione di carattere meteorologico, bensì di carattere economico-sociale, quella di una tempesta perfetta che ci attende nel 2021”

“Non si tratta di una previsione di carattere meteorologico, bensì di carattere economico-sociale, quella di una tempesta perfetta che ci attende nel 2021, a causa di una concomitanza di fattori negativi che se già singolarmente sarebbero difficili da affrontare, nel loro insieme saranno devastanti per imprenditori, lavoratori autonomi, professionisti, famiglie, cittadini. Arginata, speriamo definitivamente nel prossimo anno l’emergenza sanitaria, ad attenderci vi sarà una crisi del sistema economico senza precedenti nella storia del trentino e dell’intero paese.”

La sensazione è che stiamo camminando in un tunnel al buio, da quasi un anno ormai (e la strada si prospetta ancora lunga), e che nel guardare ai propri piedi, per camminare passo dopo passo cercando di non inciampare (sopravvivere all’emergenza sanitaria, la cui gestione e soluzione è certamente prioritaria; non si discute, la salute viene prima di tutto), non riusciamo a vedere, neanche troppo in lontananza, un treno in corsa che sta per travolgerci a tutta velocità.
Ma quali sono i fattori e gli indizi che portano a questa funesta previsione ?

  1. Praticamente l’intero comparto produttivo (operatori del turismo, commercio, servizi, artigianato e una parte dell’industria ) non ha nel breve periodo ancora oggi una prospettiva certa di uscita dalla crisi, dovuta al perdurare dell’emergenza sanitaria che si tramuta di conseguenza in un protrarsi di quella economica. Questa condizione ci accompagnerà per gran parte del 2021.
  2. In piena crisi economica ed ancora nella quasi totale incapacità di lavorare e produrre, le imprese nel primo trimestre del 2021 si ritroveranno a far fronte ad impegni finanziari insostenibili in queste condizioni. Le moratorie bancarie termineranno e le imprese dovranno ricominciare a far fronte agli impegni presi ovvero a pagare le rate dei mutui.
  3. In contemporanea con la fine delle moratorie bancarie, da gennaio 2021 vi sarà l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sul default. Secondo le nuove regole dal prossimo gennaio basterà un arretrato anche di pochi euro, di oltre 90 giorni e superiore all’1% dell’esposizione totale verso l’istituto di credito per far classificare l’impresa in default.
  4. Sempre a gennaio 2021, le aziende ritorneranno a pagare le rateazioni degli arretrati fiscali, quelli pregressi degli anni precedenti e quelli del 2020; cartelle e sanzioni che per decreto sono state congelate a causa dell’emergenza Covid con l’obiettivo di dare ossigeno alle aziende.
  5. Primo settembre 2021, entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa. L’attuazione del codice della crisi, previsto per l’agosto 2020 era stato posticipato di un anno (fatta eccezione per il comma 2) dal D.L. 8 aprile 2020, n. 23, più comunemente conosciuto come Decreto Liquidità. La finalità ultima del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza è quella di prevenire le situazioni di crisi attraverso adeguati sistemi di allerta.
    Un sistema di questo tipo potrebbe essere utile in una situazione economica stabile e non in una situazione in cui si è a forte rischio di crisi generalizzata. Nel momento economico attuale e in quello che ci si prospetta per il 2021, molto probabilmente ci troveremo nella condizione in cui gli organi di controllo societari e i creditori saranno costretti a segnalare una società che, seppur virtuosa in una situazione economica ordinaria, si troverà con indicatori anomali causati dal contesto economico post pandemico.
    Quindi in teoria Il Codice della Crisi risultava essere, seppur con alcuni limiti oggettivi, una buona idea in condizioni di normalità, ma direi che di normale in questo periodo non mi pare sia rimasto nulla.

Non è un caso che dopo un periodo di lungo silenzio, Mario Draghi si è riaffacciato alla scena internazionale ed ha lanciato un allarme a livello Globale, riferendosi al rischio di precipitare, successivamente alla pandemia, da una fase di crisi legata alla liquidità per le Imprese ad una incentrata sulla solvibilità, soprattutto per le medio piccole realtà aziendali.

Evidenziato il problema di questa “tempesta perfetta” che potrebbe travolgerci, quello che conta è arginare o gestire la situazione in prospettiva. E’ questo credo che ci si aspetti da tutti gli attori coinvolti: le associazioni che rappresentano le imprese in primis, il mondo della Finanza e del Credito, ed ancora il Governo del territorio. Servono idee e poi azioni concrete di breve, medio e lungo respiro. Lungo termine perché il Futuro non si improvvisa, va costruito e prima ancora di iniziare a costruirlo va Progettato.

NEL BREVE PERIODO

  • Primo. Un patto d’acciaio fra il mondo delle imprese e quello del credito per prorogare le moratorie per almeno un altro anno. Serve tempo, prima per “sopravvivere”, poi per ricominciare a camminare verso la normalità. E’ nell’interesse di tutti trovare una soluzione in questo senso.
  • Secondo. Un’azione collegiale locale e nazionale che porti il legislatore a spostare di almeno due anni l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
  • Terzo. Un’azione collegiale locale e nazionale che in tempi rapidi riesca a rivedere i meccanismi e ne attenui gli effetti ( nella sostanza e nel tempo) del nuovo regolamento europeo sul default.
  • Quarto. Un’azione collegiale locale e nazionale che porti il governo centrale a rivedere tempi e meccanismi per pagare le rateazioni degli arretrati fiscali (cartelle e sanzioni).

NEL LUNGO PERIODO

Serve una Vision chiara di lungo termine. Un Progetto condiviso ( in realtà la somma di più progetti selezionati ) di ampio respiro a cui agganciare il rilancio e lo sviluppo dell’economia locale e su cui investire con determinazione.
Serve assumersi l’onere della scelta, perché la strada che porta dappertutto (ovvero quella del non scegliere una direzione) è tanto insostenibile quanto improduttiva.

  • Prima di tutto serve un Grande progetto a 360 gradi sul Turismo, una colonna portante dell’economia trentina, ma su cui poggiano in modo trasversale anche gli altri comparti: commercio, artigianato, servizi e in piccola parte anche la parte di “industria” direttamente coinvolta. Quello che stiamo vivendo proprio in questo periodo ci insegna che l’economia è un sistema integrato nella realtà dei fatti e l’effetto virale di contaminazione, sia in positivo che in negativo, fra i vari comparti del tessuto economico è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare al tanto dibattuto tema di queste settimane, impianti sci aperti, impianti chiusi e la conseguenza che genererà sull’economia locale in senso globale una mancata stagione invernale turistica ( sì, perché comunque vada, se ci sarà, saranno briciole…).
    Dobbiamo trarre spunto da quello che accade oggi, sebbene del tema se ne parli da anni (forse troppi), per ripensare al nostro territorio come destinazione turistica in modo differente rispetto al recente passato. Serve evolvere e anche in fretta verso un turismo differente ( ed anche un’organizzazione diversa) , a partire proprio dal mondo della montagna che rappresenta una straordinaria opportunità, ma che deve essere vista e proposta in modo differente e la cui economia risulta ormai troppo fragile. Perché le sorti sono sbilanciate e concentrate su singoli fattori ( sci, neve e poco altro).
    Bisogna pensare ad un turismo invernale e una montagna, capaci di andare oltre lo sci. Su questo tema serve trovare il giusto equilibrio fra tradizione (che non può essere solo nostalgia del passato), modernità ed evoluzione innovativa.
    La partita è complessa, ma è storicamente riconosciuto che spesso proprio dalle criticità nascono le opportunità più grandi: si tratta si saperle individuare e poi il coraggio di fare delle scelte in discontinuità e quindi azioni collettive coerenti. Il tempo in tal senso è arrivato da un pezzo.
  • In secondo luogo se dovessi poi individuare un’altra strada da seguire, indicherei quello della ricerca e dell’innovazione, che può e deve poggiare su una spinta dirompente e veloce (più di quanto purtroppo non accade oggi) del digitale. Sulla questione “innovazione e trasformazione digitale” ( fibra, banda larga, digital skill…) , eravamo partiti bene, mi pare ci siamo smarriti ed abbiamo perso il passo ed anche molto tempo. E’ arrivato il momento di recuperare terreno. Un tema, quello della ricerca e dell’innovazione che indubbiamente riguarda prima di tutto il settore dell’industria, che può e deve essere il vettore principale, ma che in un sistema integrato e virtuoso non può bastare a sé stessa, ma deve avere capacità e volontà di coinvolgere gli altri settori. Perché ricordiamoci che dalle sorti dell’una dipendono sempre più le sorti degli altri settori e viceversa. La cooperazione fra i diversi attori del mondo delle imprese è sempre più fondamentale e sarà determinante nel tracciare le sorti del nostro futuro, quello comune, che è uno solo. Non possono più esistere gli interessi differenti di “settore”, bensì quello dell’intera comunità, quello del territorio nel suo insieme.

Non tutto si può né si potrà fare. Ma arriva il momento delle scelte e dobbiamo uscire dalla fase di incertezza, in tutti i sensi. Nell’incertezza non c’è presente e non c’è futuro, per nessuno.

 

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