Confesercenti Veneto Centrale, tassi d’interesse: “Siamo ormai sull’orlo dell’abisso”

La Bce taglia i tassi di un quarto di punto al 2%

Il Presidente Rossi: “È necessario che la BCE riveda al più presto l’aspetto inflattivo e le sue cause e far sì che si torni a dei tassi più accettabili per il mondo produttivo e per le imprese in generale”

«A causa di una sbagliata interpretazione delle cause dell’inflazione, ora come ora ci troviamo in una situazione davvero troppo rischiosa e a lungo andare insostenibile per le imprese e per i cittadini». Nicola Rossi, Presidente di Confesercenti del Veneto Centrale, a fronte di ciò che sta accadendo ai tassi d’interesse: un aumento esponenziale che ha visto un rialzo di più di 4 punti percentuali dal 2019 all’anno corrente, con il rischio crescere ancora.

«Al momento, chiunque abbia in corso un’operazione con la propria banca (che sia un mutuo, un finanziamento o quant’altro), deve pagare un’interesse che arriva al +4,25% a cui si aggiunge lo spread che parte minimo dai 2 punti, quando ancora nel 2019 ci trovavamo ad avere un tasso in negativo. La BCE, e di conseguenza la sua presidente, Christine Lagarde, hanno commesso un gravissimo errore nel rispondere alla necessità di aumentare i tassi a causa dell’inflazione, a causa di una visione profondamente errata della situazione. Nella disastrosa analisi fatta dalla BCE, non viene tenuto conto che l’inflazione che stiamo vivendo non è data da un eccesso di domanda (per cui si drena la liquidità dal mercato aumentando il tasso di sconto) ma da una impennata del costo delle materie prime, in particolare di quelle energetiche».

Il prezzo del petrolio al barile, nel corso degli ultimi 4 anni e dei relativi eventi che hanno portato ad un radicale cambiamento dell’equilibrio economico mondiale, è raddoppiato, come anche il prezzo del megawattora ricavato dall’uso del gas che ha sfondato nell’ultimo mese la soglia dei 100€, con un picco di 300€ nel 2022 dopo quasi 10 anni consecutivi in cui si è mantenuto entro la cifra dei 20/30€.

«La visione errata ha comportato un relativo aumento dei ricavi delle imprese, ma non la quantità di merce venduta. E qui sta il problema, i soldi prima o poi finiscono (nonostante i tentativi di crescita generalizzata che si stanno facendo con il nuovo governo, ma una crescita importante degli stipendi non può essere sostenuta da tutte le aziende): per effetto diretto dell’inflazione le riserve economiche delle persone diminuiranno sempre di più nel tempo, fino all’esaurimento, e ciò comporterà un’ulteriore riduzione dei consumi. A tutto ciò va ad aggiungersi la restituzione dei prestiti, e ciò coinvolge sia i cittadini che le imprese: chi ha contratto debiti anche durante il periodo Covid, per superare la gravi crisi economica che si è creata, è partito da contratti con Euribor prossimo allo 0 che con lo spread arriva a ad un interesse di circa 2 punti, ora si arriva

anche ad un massimo di 8 punti percentuali. Questo meccanismo, proseguendo di questo passo, arriverà al limite, fino ad implodere. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: rischio di fallimento, pericolo chiusure, meccanismi occupazionali in panne. Un vero e proprio ecatombe.»

Il tema della crescita spropositata e deleteria dei tassi d’interesse è da tempo uno dei punti focali segnalati da Confesercenti del Veneto Centrale, per il quale è necessario fare fronte comune in tutta Italia, così che possa finalmente risultare evidente il baratro verso cui la Nazione si sta dirigendo: «È necessario che la BCE riveda al più presto l’aspetto inflattivo e le sue cause. Bisogna intervenire sulla speculazione e far sì che si torni a dei tassi più accettabili per il mondo produttivo e per le imprese in generale. Ma tutto ciò deve essere fatto al più presto, o le conseguenze saranno delle peggiori».

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