Credito: Confesercenti, da Bankitalia dati negativi per le imprese, a novembre peggior calo dal 2015

Il Vicepresidente nazionale di Confesercenti Nico Gronchi: credit crunch infinito, servono interventi urgenti. Imprese sotto i 20 dipendenti sono oltre il 90%, ma ricevono solo il 13% circa dei prestiti

“Per le imprese il credit crunch non è mai finito. E anche oggi i dati di Banca d’Italia sui finanziamenti confermano la situazione di crisi che abbiamo più volte denunciato, rilevando a novembre del 2019 il peggior calo dei prestiti erogati alle imprese dal 2015 ad oggi”.

Così Nico Gronchi, Vicepresidente di Confesercenti Nazionale, commenta le rilevazioni sul credito rese note da Banca d’Italia oggi nella pubblicazione “Banche e moneta: serie nazionali”.

“Come già abbiamo avuto modo di sottolineare, negli ultimi anni sul sistema del credito del nostro paese si è abbattuta la ‘tempesta perfetta’. Un combinato disposto di due elementi: la crisi dell’economia reale, che ha creato difficoltà oggettive per il sistema bancario e finanziario, e l’aumento esponenziale di restrizioni, regole e direttive europee e di vigilanza, che hanno bloccato la filiera del credito”.

“Uno stop che si è scaricato soprattutto sulle piccole imprese: quelle con meno di 20 dipendenti, pur costituendo oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano, accedono solo al 13 circa del totale dei prestiti. Uno squilibrio evidente”, continua Gronchi. “Servono interventi urgenti, a partire dal rafforzamento del sistema delle Garanzie e da misure mirate per le piccole e microimprese, attivando strumenti finanziari, alimentati da fondi pubblici, alternativi al credito ordinario. L’impresa diffusa, quella fatta da persone che ogni giorno si confrontano con un mare di difficoltà, ha bisogno di avere a disposizione risorse in tempi certi, a costi accessibili e funzionali agli investimenti e ai bisogni dell’azienda. Se il credito alle imprese non riparte, a pagare sarà anche la crescita: in mancanza del supporto della liquidità e del volano degli investimenti, l’economia reale non può riprendersi”.

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