Istat, Confesercenti: più fiducia nelle prospettive del Paese, ma commercio tradizionale soffre ancora

La ripresa del commercio deve passare attraverso il sostegno dell’innovazione

I consumatori iniziano a respirare aria di ripresa, ma le imprese del commercio tradizionale continuano ad essere in debito di ossigeno.

Dai dati diffusi oggi da Istat, emerge per l’ennesima volta un quadro contradditorio: mentre il clima di fiducia dei consumatori aumenta notevolmente, spinto dal miglioramento del giudizio e delle attese sulla situazione economica italiana, quello dei negozi tradizionali scende da 105,4 a 102,4, con un calo di quasi tre punti.

Un andamento contrastante che segnala come il rafforzamento della ripresa, sebbene percepito dalle famiglie, non si sia ancora trasformato in un netto rafforzamento dei consumi e non abbia portato a un beneficio dei negozi, che scontano ancora una domanda interna troppo debole. Uno scenario confermato anche dalla dinamica del clima di fiducia della grande distribuzione, che va interpretato più come una speranza che come una previsione: il miglioramento, infatti, è trainato più dalle attese sulle vendite future (il cui indice passa da 27,1 a 37,7, con un incremento di oltre 10 punti) che dai risultati delle vendite attuali, che segnano un progresso di 0,9 punti (da 24,4 a 25,3).

Mentre il dinamismo del settore turistico e dei pubblici esercizi è evidente – nonostante il leggero calo ‘autunnale’ il clima di fiducia nei servizi turistici continua ad essere ai massimi livelli – il commercio continua a soffrire, schiacciato da una ripresa della spesa delle famiglie che tarda ad arrivare e dal trasferimento delle quote di mercato dai piccoli alla Grande distribuzione organizzata dovuto in primo luogo alla liberalizzazione, insostenibile per le imprese familiari e che deve essere ripensata.

Incide, chiaramente, anche l’evoluzione tecnologica, come dimostra l’aumento di negozi web e di imprese che si occupano di distribuzione commerciale tramite vending machine.  Un cambiamento dovuto alle modificate abitudini, ai diversi stili di vita, ma anche al fatto che la piccola impresa ha subìto e pagato, con l’impossibilità di automantenersi, le politiche di liberalizzazione e la mancanza di una vera politica di sostegno.

È il segno che la ripresa del commercio deve passare attraverso il sostegno dell’innovazione: misure vere, inserite nel quadro di Impresa 4.0, che permettano di modernizzare un settore per cui la strada della ripresa economica appare ancora tutta in salita, e che in questi 10 anni di crisi ha visto sparire per sempre quasi 110mila negozi.

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