Istat: dati positivi dopo doccia fredda deflazione, ma da Pil poco ottimismo

L’analisi Confesercenti: i giovani continuano a non trovare lavoro

 

SEDE ISTATDopo la doccia fredda dei dati sull’inflazione, quelli diffusi oggi dall’Istat restituiscono un po’ di tepore. Si tratta di dati sostanzialmente positivi, in buona parte già noti nella loro dinamica, forse un po’ meno nei valori.

In particolare l’andamento dell’occupazione evidenzia certamente un aumento dei contratti a tempo indeterminato, come sottolineato dal presidente del Consiglio, che fanno però pensare più a regolarizzazioni, trasformazioni di contratti a tempo determinato. Il trend positivo ancora una volta riguarda gli over 50, mentre i giovani restano al palo in attesa che si aprano spazi nel mondo del lavoro. Quanto al pil, il +0,8% rimane di un punto decimale al di sotto delle previsioni di settembre dell’esecutivo, impedendo una lettura ottimistica. L’Italia, infatti, rimane in posizione arretrata rispetto ai principali partner europei.

L’incremento della spesa delle famiglie residenti poi (+ 0,9%, anche se essendo cresciuto dell’1,4% il reddito disponibile, speravamo potesse crescere un po’ di più) si è orientato soprattutto su beni durevoli, provocando pochi o nulli effetti positivi sugli esercizi commerciali, soprattutto di piccole dimensioni. Le vendite al dettaglio sono aumentate in media solo dello 0,3% in volume nel corso del 2015.

Le piccole imprese, infatti, nonostante il calo della pressione fiscale indicato dall’Istat, continuano a faticare per fronteggiarne il peso, essendo già sfiancate da costi di gestione, difficoltà di accesso al credito, lentezze e costi della Pubblica Amministrazione. Occorrerebbe un taglio deciso alle tasse per consentire alle imprese di rialzare la testa, frenando l’emorragia soprattutto di quelle più piccole che, sempre più numerose, gettano la spugna.

L’alternanza di dati positivi e negativi determina comunque una situazione di incertezza, come attesta l’andamento ondivago del clima di fiducia, in particolare delle famiglie, che a partire dai consumi, si riflette a cascata su tutti i principali indicatori, impedendo che la ripresa acquisti la necessaria velocità.

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