Istat: nel 2014 segnali di graduale ripresa. Resta il nodo lavoro: in Italia 3,5 milioni di occupati in meno rispetto a media Ue

Microimprese a quota 4,2 milioni, danno lavoro al 47,5% degli occupati. Omicidi calati del 14% in 5 anni, ma aumentano furti e rapine: nel 2013 il 18% di ‘colpi’ in più negli esercizi commerciali.

L’Italia dà segnali di ‘graduale’ ripresa. Nel 2014 si è registrato un miglioramento del clima di fiducia, un lieve recupero dei consumi (+0,3%) e degli investimenti. Ma sul fronte lavoro si soffre ancora: in Italia il tasso di occupazione si ferma al 55,7%, “valore molto lontano dalla media del continente”, tanto che raggiungere un tasso “pari a quello medio degli altri paesi dell’Ue significherebbe per il nostro Paese un incremento di circa tre milioni e mezzo di occupati”, occupati per lo più nelle piccole e medie imprese.  Se la crisi ha modificato il mercato del lavoro, infatti, ha comunque “lasciato immutato le  caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano”, che non sono cambiate “nel corso delle due fasi recessive che hanno colpito la nostra economia dal 2008”. L’Italia, fa sapere l’Istituto, “continua a essere caratterizzata da una larga presenza di microimprese (con meno di dieci addetti), che sono circa 4,2 milioni”. Le piccole o piccolissime aziende rappresentano, sottolinea l’Istat, “il 95% del totale delle unità produttive e impiegano circa 7,8 milioni di addetti (il 47% contro il 29% nella media europea)”. L’Istituto invece evidenzia una quota “particolarmente modesta di imprese di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti; lo 0,1% delle imprese e il 19% degli addetti)”. Per l’Istat “questa frammentazione, solo in parte mitigata dalla presenza di gruppi d’impresa, determina una dimensione media molto contenuta (3,9 addetti per impresa a fronte di una media europea di 6,8 addetti), una struttura proprietaria molto semplificata (63,3% di imprese individuali) e una quota di lavoratori indipendenti pari a oltre il doppio di quella media europea”.

Migliorano – pur se di poco  – anche i consumi delle famiglie sulla  scia di una stabilizzazione del reddito delle famiglie, così come ripartono anche gli investimenti. “La spesa per consumi finali delle famiglie è tornata a crescere  (+0,3%) nel 2014 – si legge nel Rapporto 2015 dell’Istituto – dopo il  marcato calo nei due anni precedenti. Tale andamento è da collegare a  quello del reddito disponibile in termini reali delle famiglie  consumatrici (cioè il potere di acquisto delle famiglie) che si è  stabilizzato per la prima volta dal 2008, anche grazie alla discesa  dell’inflazione”. L’indice del clima di fiducia dei consumatori, si  aggiunge, “è aumentato nei primi mesi del 2015, con un leggero  indebolimento ad aprile; il rafforzamento del sentiment dei  consumatori potrebbe preludere a un moderato miglioramento della spesa per consumi”.

Sul fronte investimenti “nel 2014 gli investimenti lordi sono ancora  diminuiti, segnando in media d’anno una flessione del 3,3% e un  contributo alla crescita negativo per 0,7 punti percentuali. Tuttavia, nel quarto trimestre sono emersi primi segnali di recupero (+0,2% su  base congiunturale)”, si legge nel testo. Un contributo positivo alla crescita del prodotto interno lordo nel  2014 è giunto dalla domanda estera netta (per tre decimi di punto),  grazie a una dinamica dei volumi di esportazioni di beni e servizi  (+2,6%) superiore a quella delle importazioni (+1,8%).

Dati anche sul fronte della criminalità e dei reati. Nel 2013, sono stati commessi 502 omicidi volontari, con un calo del 14,3% in cinque anni (2009-2013). Valori superiori alla media nazionale (0,83 per 100 mila abitanti) si riscontrano in Calabria (2,44 omicidi per 100 mila abitanti); inferiori in Valle d’Aosta, dove non si sono verificati omicidi, e in Veneto (0,24). Le donne sono oltre un terzo delle vittime di omicidio volontario e, nel 42,5% dei casi, a ucciderle è il partner o l’ex partner.

Nel 2013 sono stati denunciati circa un milione e mezzo di furti e 44mila rapine. Per entrambi si registra un aumento rilevante (18 e 22% rispettivamente nel quinquennio 2009-2013). Dal 2009 al 2013, tra  i furti aumentano del 67% quelli in abitazione (circa 400 furti in abitazione per 100 mila abitanti). L’Italia si posiziona al sesto posto nella graduatoria europea del 2012, a fronte di una media di 286. Nei grandi comuni i furti in abitazione crescono del 164% a Verona, del 136% a Bologna, del 126% a Bari, mentre gli aumenti minori si registrano a Napoli e Venezia. Aumentano del 45% i furti con destrezza, del 34% gli scippi, del 18% quelli negli esercizi commerciali. A Bologna, Milano, Venezia e Torino, seguite da Firenze  Roma e Genova, sono stati denunciati in misura maggiore i borseggi, mentre a Napoli, Catania e Bari gli scippi. Al contrario, risultano in diminuzione i furti di veicoli, in particolare dei ciclomotori (-37%).

Napoli ha il tasso più alto di rapine in strada (300 per 100 mila abitanti, pari a 2.925 rapine denunciate), che è circa il doppio rispetto a quelli di Milano, Torino e Catania (circa 150 rapine in strada ogni 100 mila abitanti). Tra le rapine risultano in fortissimo aumento quelle nelle abitazioni (+85%). Gli aumenti più consistenti si osservano a Bologna (+200% dal 2009 al 2013), Bari (+167%), Milano (+165%) e Palermo (+124). Nel 2013 l’incidenza più elevata si registra a Milano (18,3 per 100 mila abitanti), seguono Palermo, Bari e Torino.

 

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