La crisi del commercio trascina nel baratro i centri abitati. Confesercenti Siena: “Servono poteri speciali”

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Il Presidente Nannizzi: “Agevolazioni per chi decide di resistere, e per i Sindaci che ci credono”

“Contro fenomeni radicati servono poteri speciali. La desertificazione commerciale sta diventando un problema sempre più profondo, anche nel nostro territorio: nel capoluogo, e non solo”. Così Leonardo Nannizzi, Presidente di Confesercenti Siena rilancia lo scenario rappresentato lunedì a Firenze, quando la stessa associazione insieme ad Anci Toscana e Irpet hanno presentato i risultati di uno studio dell’Ufficio economico e del Centro studi di Confesercenti. Da questo emerge che negli ultimi 10 anni in Toscana oltre 200 Comuni sono stati colpiti dalla desertificazione commerciale, 1,3 mln di toscani non hanno più accesso ai servizi di base e 8.474 attività al dettaglio hanno chiuso. “Spariscono a vista d’occhio te attività di base come edicole, negozi di elettrodomestici, minimarket, distributori di carburante – evidenzia Nannizzi – Si accentua un modello distributivo che premia soprattutto società di grande dimensione, che beneficiano di rilevanti vantaggi a livello fiscale e dalle quali non ritornano nulla alle nostre comunità in termini di ricchezza indiretta. Ecco perché c’è sempre più bisogno di interventi che contrastino questo stato di cose”.

In tal senso, durante l’iniziativa di lunedì scorso sono state indicate tre misure di contrasto in particolare: agevolazioni fiscali per i piccoli esercizi commerciali, una flat tax per le nuove imprese che aprono nelle zone più spopolate, più autonomia ai Sindaci per promuovere iniziative di contrasto alla desertificazione. “E’ chiaro che alcune misure devono essere adottate a livello quantomeno nazionale: un Fondo per la Rigenerazione Urbana, magari alimentato dalle risorse provenienti dalla tassazione sulle vendite dei giganti del web, potrebbe essere un segnale importante” Aggiunge il Presidente di Confesercenti Siena. “C’è bisogno di invertire una tendenza che penalizza soprattutto l’esercizio commerciale di vicinato, ma che prima o poi pesa in negativo per tutti: il residente che vive in luoghi sempre meno vivi e sicuri, e anche il turista che li trova meno attrattivi ed autentici. E tutto questo configura un crescente rischio di tenuta sociale. Se vive il commercio vivono le città. E quindi: che succede se il commercio muore, per davvero?”

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