Le nostre ragioni: fisco, credito, burocrazia, spesa pubblica. Ecco gli ostacoli che soffocano le imprese

Il peso del nostro mondo

Il tessuto produttivo di R.ETE. Imprese Italia è infatti la forza trainante del nostro sistema economico. Le micro, piccole e medie imprese in Italia presenti nei settori del commercio, del turismo, dei servizi di mercato e delle imprese del manifatturiero e delle costruzioni sono oltre 4  milioni, impiegano più di 14 milioni di addetti, di cui 9  milioni sono lavoratori dipendenti.

Incidenza %  del tessuto produttivo di R.ETE. Imprese Italia

Imprese

(numero)

Occupati

(numero)

Dipendenti

(numero)

Valore aggiunto

(Mln di euro)

TOTALE Italia (mgl)

4.383,5

24.227,4

17.416,7

1.368.574,1

 Incidenza %

94,0%

58,8%

51,6%

62,1%

Fonte: stime R.ETE. Imprese Italia su dati ISTAT

Il contesto del disagio.

Nonostante le PMI italiane provino a resistere, nel 2013 le imprese che hanno chiuso i battenti sono state quasi 372 mila, ovvero oltre 1000 al giorno. Di queste, ben 3 cessazioni su 4 hanno riguardato le imprese individuali; il saldo anagrafico di fine anno tra iscrizioni e cessazioni è particolarmente negativo per l’artigianato, con un calo complessivo che ha sfiorato le 28 mila unità (-1,9%). Il commercio al dettaglio e le attività turistiche a loro volta hanno registrato una diminuzione di 31 mila imprese; il reddito individuale da lavoro indipendente ha registrato una diminuzione di circa il 10% in un biennio, risentendo maggiormente della crisi economica; nel primo semestre 2013, rispetto allo stesso periodo del 2012, i fallimenti e i concordati sono aumentati di oltre il 12%; il peggioramento dell’accessibilità dei nostri territori ha complessivamente generato, nel periodo 2000-2012, una perdita di Pil di 24 miliardi di euro.

Troppe, troppe tasse!
Uno dei problemi è la pressione fiscale, che ha toccato livelli record: quella “apparente”  ha raggiunto il 44,3% del PIL (e resterà sopra il 44% per molto tempo) mentre la pressione fiscale “legale” (su ogni euro di PIL dichiarato) si aggira intorno al 54%;

  • l’incidenza della tassazione sui profitti raggiunge il 66%, 20 punti in più rispetto alla media europea;

  • il 70% delle Pmi è costretto a sostenere il fardello dell’IMU sugli immobili strumentali di impresa. Di queste, il 38,5% ha incontrato molte difficoltà nel fronteggiarne il pagamento e oltre il 15% ha per questo rinunciato ad effettuare investimenti innovativi e ad assumere personale;
  • 8 imprese su 10 sono convinte che la riforma della tassazione locale si trasformerà in un ulteriore aggravio di costi per le imprese. Solo per la nuova tassa rifiuti (TARI) prevediamo aumenti medi del 280%;
  • più del 60% del totale dei costi per l’energia elettrica sostenuti dalle Pmi è di origine fiscale e parafiscale.

Troppe spese…

Nonostante le promesse di spending review, la spesa corrente, nazionale e locale, è aumentata del 10%, la spesa pubblica pesa per il 53% della ricchezza prodotta dal Paese, ed è superiore agli 800 miliardi, la politica ha le sue responsabilità, anche sul fronte della spesa: circa 155.000 rappresentanti ai vari livelli, oltre 9 miliardi di spesa, 150 euro per ciascun italiano.

…e poche risorse per lo sviluppo.

 Nello stesso tempo, il peso del debito pubblico sul PIL continua a crescere e oggi è superiore al 130%; l’Italia spende quasi 90 miliardi all’anno in interessi sul debito, l’avanzo primario è positivo (il 4,7% del PIL nel 2013). Se il debito fosse più basso, queste risorse potrebbero essere utilizzate per scopi produttivi.

Il peso insostenibile della burocrazia

La nostra economia è bloccata dalla lentezza e farraginosità delle norme e della burocrazia. I costi della burocrazia risultano sempre più gravosi per le Pmi: sono oltre 30 miliardi l’anno. Un peso enorme, pari a 2 punti di PIL, e che, su ciascuna azienda, pesa per 7.091 euro l’anno; questi costi potrebbero diminuire di quasi 9 miliardi se venissero effettivamente attuati i provvedimenti di semplificazione varati negli ultimi 5 anni; per i soli adempimenti fiscali, continuano ad essere necessarie 269 ore l’anno (34 giornate lavorative). Si tratta di oltre 100 ore in più (13 giornate) rispetto alla media dei paesi dell’Area Euro; per gli adempimenti concernenti la sicurezza sul lavoro l’esborso economico annuale corrisponde a circa l’8% del costo del lavoro per il personale dipendente; nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare impresa l’Italia si attesta al 25° posto tra i 28 Paesi dell’UE e al 65° posto tra i 189 Paesi del mondo.

Le leggi per le imprese disattese

Lo Statuto dei Diritti del Contribuente viene continuamente disatteso: dalla sua emanazione, nel 2000, è stato derogato più di 400 volte; lo Statuto delle imprese, in vigore da novembre 2011, è largamente inapplicato. Secondo la Commissione europea, infatti, l’Italia è al sotto della media europea in 8 politiche su 10 pensate per le Pmi; In Europa, l’Italia ha il maggior debito commerciale della PA verso le imprese, pari al 4% del Pil. Inoltre, la nostra PA è la più lenta in Europa nei pagamenti alle imprese fornitrici: nel 2013 la media è stata di 170 giorni e ha superato di 109 giorni la media Ue (che è di 61 giorni) e di 140 il limite di 30 giorni imposto dalla legge. Su questo aspetto è  stata anche avviata la procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea.

Un credito sempre più scarso

Le Pmi continuano ad avere forti difficoltà di accesso al credito e sempre meno capacità di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario; i finanziamenti bancari alle Pmi sono in costante diminuzione dalla fine del 2011: 24 mesi consecutivi! tra novembre 2012 e novembre 2013 i prestiti bancari alle aziende italiane sono diminuiti del 6,2%, pari a 60,2 miliardi in meno; se all’inizio del 2012 poco meno del 22% delle Pmi chiedeva credito in banca, nel 2013 la percentuale è scesa al 9%; dal 2009 al 2013 la quota di domande di finanziamento respinte alle micro imprese è aumentata dal 12,2% al 15,7% e la quota di domande di finanziamento accolte non supera il 54%. La quota di domande di finanziamento totalmente respinte alle piccole imprese è passata dal 6,7% al 9,4% e quelle totalmente accolte non vanno oltre il 63%. La quota di domande di finanziamento totalmente respinte alle medie imprese è passata dal 4,6% al 13,5% e quelle totalmente accolte non vanno oltre il 55,1%.

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