Liberalizzazioni, Università Politecnica delle Marche: per esercenti marchigiani sono inutili

L’84,1% dei commercianti marchigiani ritengono che le liberalizzazioni nel settore, presentate all’interno del decreto ‘salva Italia’, comportino più svantaggi alla loro attività.

Il risultato e’ emerso da un’indagine su un campione di titolari di esercizi commerciali tradizionali e rappresentanti di alcune organizzazioni, realizzate dall’università Politecnica delle Marche e presentata oggi nel corso di ‘Effetti socio economici del processo di liberalizzazione. Quali prospettive?’, il convegno promosso dalla Regione Marche per approfondire il tema della deregulation. Un’occasione  per provare a rispondere su quali prospettive si aprono a livello nazionale ed europeo alla luce degli effetti socio economico che si sono prodotti con il processo di liberalizzazione che ha investito il nostro Paese negli ultimi anni, con particolare riguardo agli orari di apertura degli esercizi commerciali. Alla tavola rotonda, moderata da Pietro Talarico, hanno partecipato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il Segretario Nazionale di Confesercenti Mauro Bussoni (foto), il direttore generale di Confcommercio Francesco Rivolta, l’Advisor Federdistribuzione Direzione Area Territorio e l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Ancona – Osimo.

Va osservato che il 36,4% dei commercianti intervistati ha dichiarato di non aver adottato alcun intervento, principalmente per mancanza di convenienza economica e per voler preservare la propria vita sociale. Relativamente agli effetti riscontrati dalle liberalizzazioni, per gli orari e le giornate di apertura, il 69,5% dei commercianti ha sostenuto di non aver riscontrato un impatto positivo sui risultati economici; per il 60,3% non si sarebbero attratti nuovi clienti; il 74,1% sostiene che non si e’ verificato un incremento degli acquisti, ma solo un cambiamento della distribuzione temporale. In definitiva, l’indagine fa emergere una sostanziale insoddisfazione sugli interventi adottati (36,2% dei casi).

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