Milano: si è svolto il Convegno “Urbanistica e commercio, nuove esigenze e nuovi orientamenti”

Come sono cambiati i numeri del commercio nell’ultimo decennio e come è cambiato il quadro urbanistico delle città. Questi i temi del convegno

Come sono cambiati i numeri del commercio nell’ultimo decennio – da quello di vicinato ai grandi centri commerciali – e come la trasformazione del panorama commerciale ha influito sul quadro urbanistico delle nostre città e sugli aspetti di socialità. Questi i temi al centro del convegno “Urbanistica e commercio, nuove esigenze e nuovi orientamenti”, promosso da Confesercenti Regionale della Lombardia al Palazzo dei Giureconsulti a Milano.

Un appuntamento di riflessione per fare il punto sullo stato di salute del nostro commercio urbano, ma soprattutto per interrogarci sulle tendenze attuali e future, con un occhio particolarmente attento alle dinamiche in corso nel mondo dell’e-commerce e ai fenomeni di trasformazione commerciale che già si stanno verificando all’estero e che presumibilmente, nei prossimi anni, investiranno anche il nostro paese.

Al dibattito hanno partecipato Filippo Caselli (Responsabile Commercio Confesercenti Lombardia), Luca Tamini (docente del Politecnico di Milano), Alessandro Mattinzoli (Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia), Mauro Bussoni (Segretario Generale Confesercenti Nazionale) e Gianni Rebecchi (Presidente Confesercenti Lombardia). A condurre la tavola rotonda il giornalista Sebastiano Barisoni (Il Sole 24 Ore).

“In un quadro complessivo che vede la domanda in lentissima ripresa, la rete commerciale è coinvolta da profondi mutamenti che riflettono le condizioni generali di vita dei consumatori e nuovi stili di consumo”, ha riferito il Responsabile Commercio della Confesercenti regionale Filippo Caselli. “I dati dell’Osservatorio regionale del commercio restituiscono un quadro molto significativo dei mutamenti che si sono verificati negli ultimi dieci anni in Lombardia. Dal 2007 ad oggi il settore del commercio al dettaglio ha, apparentemente, tenuto mantenendo un numero di esercizi più o meno costante (nel 2007 erano 122.959, nel 2018 122.234). Ma è il dato relativo alla superficie di vendita a far riflettere: passa complessivamente da 15.406.000 metri quadrati a 16.444.000. Un aumento andato, per lo più, a vantaggio delle grandi e medie superfici di vendita, mentre sono i piccoli negozi di vicinato a soffrire e perdere, complessivamente, 330.000 metri quadrati sul territorio regionale”.

“La causa – ha aggiunto Caselli – è da ricercare in vari fattori ma, in primo luogo, nella crisi dei centri urbani. In questi anni troppe amministrazioni comunali hanno rinunciato al loro ruolo di pianificazione dello sviluppo commerciale determinando, come conseguenza, il fenomeno sempre più diffuso delle polarità commerciali all’esterno delle città. E’ fondamentale recuperare la programmazione dello sviluppo commerciale, tenendo conto dei nuovi scenari come l’incidenza dell’e-commerce e l’obsolescenza dei centri commerciali di prima generazione. Come già chiarito dalla Commissione Europea, infatti, le scelte di programmazione degli enti locali possono prevalere sulla libertà di insediamento commerciale. La Regione deve farsi parte attiva in questo scenario”.

Un invito raccolto, durante il dibattito, dall’Assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Mattinzoli, che ha garantito l’impegno della Regione nella programmazione e invitato le associazioni di categoria a presentare le loro proposte in tal senso. “Il commercio non deve sopravvivere, ma reagire. – ha detto l’Assessore – La Regione deve essere cabina di regia insieme alle associazioni, dalle quali aspettiamo sollecitazioni di natura a medio e lungo termine”. Un lavoro, nelle intenzioni di Mattinzoli, che deve essere il più possibile trasversale, coinvolgendo anche gli assessorati all’Ambiente, ai Servizi Sociali e all’Urbanistica.

Il ruolo degli enti locali, in particolare della Regione, deve tener conto della particolare condizione del settore, che ha subito e subirà trasformazioni radicali. “Il nostro comparto arriva dalla tempesta perfetta, combinazione di crisi economica, avvento dell’e-commerce e aumento delle grandi superfici di vendita. Fattori che hanno ridisegnato l’atteggiamento del consumatore e le esigenze dell’impresa. Per questo l’approccio non può essere locale, ma come minimo regionale”, ha detto il Presidente di Confesercenti Lombardia Gianni Rebecchi.

A cercare di fare luce su dove stia andando il commercio lombardo c’è stato anche l’intervento del docente del Politecnico di Milano Luca Tamini, che ha presentato una mappa delle grandi polarità legate ai centri commerciali lombardi, che disegnano una situazione peculiare in varie città lombarde, portando sempre più persone fuori dal centro urbano. Tamini ha ricordato, poi, come si debba porre massima attenzione al fenomeno crescente delle dismissioni dei centri commerciali di prima generazione. “Gli oneri di urbanizzazione non sono sufficienti in questi casi perché, per un Comune, gestire questo genere di dismissioni è un fatto molto pesante. Ci si deve interrogare, poi, sulle misure di compensazione richieste all’insediamento di grandi superfici di vendita. Altre realtà, come la Germania, hanno fatto un percorso diverso e già da dieci anni hanno portato il consumo di territorio a zero, non solo per motivi ambientali, ma soprattutto per ragioni di competitività commerciale”.

“Su questi temi c’è bisogno di politiche diverse, di parlare di consumo del territorio e di dismissioni. – ha aggiunto il Segretario Generale di Confesercenti Nazionale Mauro Bussoni – In passato abbiamo pagato l’eccessivo ricorso delle amministrazioni comunali agli oneri di urbanizzazione per far quadrare i bilanci, oltre a un Governo che ha liberalizzato troppo: non esistono né regole, né orari. C’è bisogno di un altro tipo di politica>>.

 

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