Nuclei industriali: Confesercenti Abruzzo in audizione in Consiglio Regionale

Abruzzo

“No alla trasformazione in parchi commerciali, settore già in crisi profonda”

No alla proposta di legge che consentirebbe la trasformazione dei capannoni industriali dismessi in parchi commerciali. La Confesercenti abruzzese, rappresentata dal direttore regionale Lido Legnini e dal funzionario Carlo Rossi, lo ha ribadito nel corso dell’audizione presso la commissione Attività produttive del Consiglio regionale.

«Occorre fermare il tentativo di trasformare le aree industriali in parchi commerciali – hanno ribadito in audizione – operazione che va immediatamente archiviata perché ritenuta inutile sul piano economico come dimostrato dai dati indicati in questo documento: l’Abruzzo non ha bisogno di operazioni che agevolino l’uscita dal mercato di migliaia di micro, piccole e medie imprese del commercio, operazioni che vedrebbero sorridere solo i soggetti interessati alle grandi operazioni immobiliari. E va ribadita la moratoria alla grande distribuzione organizzata che scade a fine 2025. I centri storici non hanno bisogno di nuovi iper: hanno bisogno piuttosto di politiche di sostegno a chi investe e ristruttura i locali commerciali, hanno bisogno di politiche di rigenerazione dei mercati scoperti e dei mercati coperti, hanno bisogno di sinergia fra enti pubblici e soggetti privati per non trasformare le vie delle città in garage senza servizi, hanno bisogno di una fiscalità di vantaggio per chi opera nelle aree più difficili».

In più occasioni – 2019, 2020, 2024, 2025 – la Confesercenti, come le altre grandi associazioni rappresentative del terziario abruzzese, ha dovuto ribadire che consentire la trasformazione commerciale delle aree industriali dismesse è dannoso per il commercio e il terziario in generale, non crea occupazione stabile, consente la massimizzazione dei profitti a pochi grandi imprenditori del settore – quasi mai abruzzesi – e rischia, secondo i timori dell’associazione, anche di attirare capitali di provenienza sospetta da altre regioni limitrofe.

Numeri alla mano, hanno ribadito Legnini e Rossi, «la crisi delle attività di prossimità in Abruzzo è fra le più acute d’Italia e tra spopolamento, invecchiamento e desertificazione, nel quinquennio 2019–2024 in Abruzzo sono scomparse 3.092 imprese, pari a un calo dell’11,2%, un dato peggiore della media nazionale (-10,1%). La riduzione ha colpito in modo più marcato le donne imprenditrici (-13,05%) e gli imprenditori italiani (-11,3%), ma ha coinvolto anche quelli stranieri (-10,6%). Nel 2024 si sono registrate solo 488 aperture di imprese commerciali, a fronte di 1.155 chiusure. Significa 1,3 aperture al giorno contro 3,2 chiusure. La desertificazione commerciale è oggi una delle sfide più gravi per i territori italiani: tra il 2014 e il 2024, oltre 26 milioni di italiani hanno visto sparire definitivamente dal proprio comune una o più attività di base: alimentari, bar, edicole, distributori. Questi sono solo alcuni numeri che spiegano le ragioni della nostra contrarietà ad una proposta che ormai ciclicamente si affaccia in Consiglio regionale, rischiando di assestare il colpo mortale alla distribuzione commerciale di moltissimi Comuni».

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