Padova, Centro commerciale Aspiag: Francescon, perché è stato concesso l’ampliamento da 7 a 12 mila metri?

E perché, aggiunge, si parla anche di alimentari quando in quell’area su richiesta della Confesercenti era espressamente dichiarata l’esclusione di grande distribuzione alimentare?

“Oramai l’intera provincia, la Regione, il Nordest si è riempito di mega centri commerciali non voluti dalla politica ma autorizzati perché non si poteva dire di NO”.

“Questa è la risposta a Due Carrare, lo è stata per Abano, lo è per Leroy Merlin in corso Australia, ed in futuro lo sarà per tantissime altre attività che magari aprono come medie strutture e poi arrivano a 5/6mila metri con ricorsi al TAR (Pontevigordarzere), ma potremmo continuare con un elenco lunghissimo.

Siamo di fronte a delle situazioni che definire grottesche è un complimento perché incideranno in modo pesantemente negativo sul tessuto delle nostre città  e rispetto alle quali scattano tante velleità, tante manovre e promesse ma alla fine finisce sempre che i grandi gruppi della distribuzione vincono.

Certo, nel caso dell’ASPIAG, bisogna tornare al 2000 quando Confesercenti ingaggiò una dura battaglia contro il piano della grande distribuzione dell’allora Assessore Riccoboni che venne proprio nei nostri uffici, per difendere il suo progetto e ne uscì, anche a seguito di una serrata per protesta  dei negozi nel centro storico, con una previsione notevolmente ridotta (erano 10 i centri commerciali individuati).

Da allora però, il piano urbanistico per l’insediamento delle medie e grandi strutture di vendita è stato rivisto ripetutamente e nessuna amministrazione ne ha modificato le pesanti previsioni.

Non solo, ma una delle modifiche ottenute dalla protesta nel 2002 fu quella che nell’area di Padova Est (ex stimamiglio, Ikea, lago di Padova) fosse tassativamente escluso l’insediamento della grande distribuzione alimentare. Oggi sembra che invece che l’autorizzazione al C.C. Aspiag comprenda anche l’alimentare”.

“C’è tanto che non va, continua il direttore Francescon, negli ultimi anni ci siamo riempiti di provvedimenti legislativi contro il consumo del suolo, per la salvaguardia del tessuto urbanistico, per la sostenibilità ambientale, a difesa delle piccole attività terziarie : tutte dichiarazioni velleitarie che finiscono nel nulla di fronte all’affermazione : NON SI PUO’ TOCCARE QUANTO PREVISTO.

Ma è possibile che nel 2018 non si possa modificare una previsione urbanistica non utilizzata per 20 anni?

Padova Est, ad esempio, doveva diventare la porta moderna della città (Giunta Destro 2002) dopo tutte le modifiche e le crisi strutturali ed economiche ci troveremmo con: una area intasata tra traffico commerciale, direzione e fra qualche anno sanitario. Un’ area completamente edificata anche ad uso commerciale (a ridosso del B4) con negozi e strutture mai utilizzate e quasi completamente deserta (che ci andrà li e che degrado subirà quell’area con l’edificazione dei due centri ex Stimamiglio, lago di Padova?)

C’è un vero grande limite a tutto questo: in questi anni sull’altare della liberalizzazione e dello sviluppo economico sì è voluto escludere le Organizzazioni del Commercio dalle scelte di programmazione commerciale dando alle stesse un ruolo esclusivamente consultivo.

Inutile ripetere che il mondo delle piccole imprese commerciali si sente continuamente e costantemente preso per i fondelli.  NON HANNO TORTO”.

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