Patrizia De Luise su La Stampa: Il governo non può ignorare le imprese

L’intervista alla presidente di Confesercenti: “Rischiamo di vedere migliaia di chiusure”

Fisco, imprese, lavoro. Il quotidiano La Stampa ha intervistato la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise dopo la lettera inviata al premier Conte.

Di seguito il testo dell’intervista.

Patrizia De Luise ha il tono pacato, sostiene che sia impossibile non trovare una sintesi, perché la situazione è troppo delicata per ammettere incomprensioni. Dagli accenti dialoganti discende, nel merito, una proposta di mediazione: «Capiamo che non si possa rinviare tutto, ma almeno ci lascino rateizzare questa raffica di imposte. Così è una tempesta perfetta sulle piccole e medie imprese. Insostenibile».

E come si fa a rateizzare? Tra l’altro il tempo stringe.
«Un rinvio di tutte le scadenze ormai è difficile. E forse non sarebbe neanche la soluzione ideale, perché poi si creerebbero altri ingorghi nei prossimi mesi quando ci saranno altri adempimenti da onorare. Noi chiediamo di far slittare i versamenti della dichiarazione dei redditi a fine ottobre e una rateizzazione anche oltre l’anno fiscale. Per le imprese sarebbe importantissimo poter respirare, non versare tutto ora e avere davanti una sorta di calendarizzazione che consenta di pianificare e gestire meglio le uscite. Mi creda, conviene anche al governo».

In che senso?
«Andare avanti a testa bassa e voler incassare tutto ora rischia di avere due effetti devastanti. Il primo è che moltissime imprese non ce la fanno e così semplicemente si causerebbe la chiusura di una miriade di piccole realtà. Il secondo è che si aggraverebbe il rischio di una grave crisi sociale che questo Paese sta correndo: negozi chiusi significano povertà e lacerazione del tessuto urbano. Oltre che un dramma per centinaia di migliaia di famiglie che vivono del reddito prodotto dal commercio di quartiere».

Ma in cinque mesi le entrate tributarie e contributive si sono ridotte di 22 miliardi. Anche le casse dello Stato soffrono. Cosa le fa pensare che l’esecutivo vi verrà incontro?
«Il governo è stato sensibile nei nostri confronti nei mesi scorsi, quelli più duri. Ora però, se siamo tutti d’accordo che la situazione è di assoluta emergenza, servono decisioni coerenti. Non si può, quando le casse dello Stato piangono, attivare la solita manovella fiscale ai danni di imprese e famiglie. Noi non chiediamo di non pagare le tasse, ci mancherebbe. Ma di considerare la gravità di una situazione senza precedenti. Già è durissima onorare i canoni di affitto, gli stipendi dei dipendenti e le fatture dei fornitori».

Si sta rimettendo in moto il cantiere per una riforma complessiva del Fisco. Da dove partirebbe?
«La priorità sicuramente è la revisione degli scaglioni dell’Irpef, fermi ormai da tredici anni. Credo sia necessario un abito ad hoc per i ceti medi, i più numerosi ma anche i più penalizzati dal sistema attuale. Lo stesso discorso vale per il cuneo fiscale, sicuramente da tagliare, e per l’intervento sull’Irap deciso nelle settimane dell’emergenza Covid-19: provvedimenti senz’altro necessari e positivi, ma c’è bisogno di misure che coprano tutta la platea delle piccole e medie imprese. Hanno un gran bisogno di ossigeno e di vedere ripartire i consumi».

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