Pil: Confesercenti, è stagnazione economica. Ipoteca sul nuovo anno

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L’analisi dell’associazione: “Si apre ancora di più la forbice con l’Area dell’euro, ulteriore ostacolo alla crescita da Coronavirus. Serve uno sforzo di politica economica di ampio respiro, dalla riforma del fisco agli investimenti in green economy e innovazione

Il dato odierno sull’andamento del Prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre è molto preoccupante da tutti i punti di vista. Evidenzia purtroppo, come segnala l’Istituto stesso, una decisa “battuta di arresto” rispetto ad un andamento che già di per sé non era stato brillante – di poco sopra lo zero le tre variazioni congiunturali precedenti”.

Lo afferma Confesercenti in una nota commentando le stime diffuse da Istat sul Pil.

Nonostante lo 0,2% per il 2019 “superi” la previsione programmatica della scorsa Nadef (che si collocava a 0,1%) si conferma lo stato di stagnazione della nostra economia. Inoltre, questa forte variazione negativa ipoteca già l’avvio del nuovo anno con un – 0,2% acquisito.

Infine, si apre ancora di più la forbice con il resto d’Europa, in particolare con l’Area dell’euro: lo scarto passa da 0,8 ad 1 punto pieno, 0,2 contro 1,2%, come a dire che, nonostante la fase di rallentamento, l’economia europea cresce 6 volte più di quella italiana.

Ad un quadro generale di profonda incertezza sulle prospettive future, un ulteriore ostacolo alla crescita potrebbe essere posto dagli effetti negativi sull’economia della vicenda del coronavirus, a partire dalle sue possibili ricadute sul turismo.

E’ evidente che lo sforzo di politica economica da portare avanti è rilevante e deve basarsi su un’ottica di ampio respiro: riforma del fisco per le famiglie, piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, un forte piano di investimenti pubblici nei settori chiave della green economy e dell’innovazione, ma anche nella manutenzione del territorio e degli edifici scolastici. Probabilmente sono maturi i tempi per decidere di attuare una golden rule a livello europeo, non considerando nel Patto di stabilità gli investimenti pubblici nei settori innovativi, nell’ambiente, nell’istruzione.

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