Prezzi, Confesercenti: “Torna l’incubo deflazione, ma non è solo colpa degli energetici”

 “Intervenire rapidamente su credito e fisco per far ripartire il mercato interno”

Torna l’incubo deflazione, e non è solo colpa degli energetici. Il calo dei prezzi del petrolio è la principale causa del tasso di inflazione negativo registrato a gennaio, ma non l’unica. Ci troviamo infatti di fronte ad un mercato interno ancora fermo, come dimostra la dinamica del tasso di inflazione ‘core’, che non tiene conto degli energetici e dei prodotti freschi e che in un mese si è dimezzato, passando dallo 0,6% allo 0,3%.

Inoltre bisogna considerare che, paradossalmente, il calo dell’inflazione sarebbe stato ancora più grave se non fosse stato per l’aumento delle tariffe e dei pedaggi a gennaio, incrementi che però tolgono liquidità a famiglie ed imprese frenando ulteriormente la domanda interna.

La verità è che la stagnazione dei consumi prosegue, e la combinazione di eccesso di pressione fiscale e credit crunch continua a frenare investimenti delle imprese e spesa delle famiglie. Le vendite vanno bene solo per i discount, segnale di un mercato sempre più guidato dagli sconti: di fronte alla sostanziale stagnazione dei consumi, aiutano solo le promozioni, ormai praticate da quasi tutti gli esercenti e non calcolate nel tasso di inflazione. Secondo un sondaggio Confesercenti SWG, nel 2014 l’83% dei negozianti ha praticato uno sconto. Ancora più preoccupante è che il rischio deflazione non è un problema solo italiano: l’Eurostat a gennaio certifica la discesa in territorio negativo dell’intera Eurozona, Germania inclusa.

Per invertire la tendenza occorre tirarsi su le maniche e intervenire rapidamente. Basta con l’austerità a senso unico: bisogna sbloccare il credito e correggere il tiro di un fisco troppo esoso e punitivo su imprese e famiglie. E bisogna farlo presto: l’economia reale, finalmente, sta dando qualche segnale positivo. Ma l’eventuale discesa nella spirale deflattiva ridurrebbe gli effetti positivi in atto e cancellerebbe le legittime e necessarie speranze di un ritorno alla crescita.

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