Studio Confesercenti Campania: il reddito delle famiglie diminuisce, 4.3 mld di spesa in meno negli ultimi 6 mesi

Il Presidente Schiavo: “La nostra regione più povera, il Governo intervenga. In ginocchio anche perché molti imprenditori ancora devono ricevere i bonus”

La crisi economica dovuta al lockdown è sempre più penetrante e grave. L’effetto Covid sul reddito delle famiglie italiane e campane è significativo, nonostante gli aiuti statali (cig, bonus e sostegni vari). Secondo i calcoli dell’Ufficio Economico Confesercenti, sulla base di elaborazioni condotte su dati Istat, Svimez e SWG, l’Italia ha perso redditualmente il 4% rispetto al 2019, considerando anche le perdite stimate sino al prossimo dicembre, con una media di 1257 euro di reddito in meno (32 miliardi complessivi) a famiglia. Con riferimento alla Campania, dallo studio emerge che la nostra regione è sotto del 3.6%, non una delle peggiori regioni d’Italia in questo senso: è dodicesima in quanto a perdita di reddito del territorio rispetto a dodici mesi fa. Tuttavia è una posizione di classifica non lusinghiera, dal momento che la stima prevista è di 24.498 di reddito medio a famiglia per il 2020, con una variazione in assoluto di 902 euro in meno rispetto ad un anno fa. Ci sono dunque 300 euro di media in meno di calo rispetto alle medie nazionali ma con distanze anche di 10mila euro di reddito pro capite rispetto alle regioni del Nord. La diminuzione resta notevole perché è di quasi 2 miliardi di euro (1.9) in 12 mesi per gli oltre 2 milioni di famiglie campane.

«Avere 1.9 miliardi di euro in meno di economia rende ancora più povera la nostra regione – commenta Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania –  anche rispetto a come era prima. Questo impoverimento peserà molto sull’economia delle nostre imprese, ci sarà un minor flusso di denari e minori opportunità per la nostra regione. Abbiamo bisogno di nuovi progetti per l’economia della nostra regione . Il Governo ha dovere di spendere di più al sud: è vero che il calo del reddito è inferiore a molte regioni, ma noi partivamo già ad handicap prima. Basti pensare che c’è una differenza di 10mila euro di reddito pro capite con la Lombardia, 7mila con il Lazio e 5mila con il Piemonte, ovvero in territori a noi assimilabili c’è un reddito molto più alto. Se non si investe al sud non ripartirà l’intera Italia. Con 35mila euro di reddito pro capite anche al Sud ci sarebbe un’Italia diversa e non solo un Meridione diverso».

Il calo reddituale ha ovviamente provocato una contrazione della spesa: le famiglie campane, come quelle italiane, hanno operato tagli alla spesa provando ad aumentare il risparmio. E così la spesa media per famiglia, considerando l’ultimo “maledetto” semestre, ovvero quello che va da marzo ad agosto scorso, in Campania è diminuita (rispetto a marzo/agosto 2019) di ben 1981 euro, con un segno meno molto forte per l’acquisto di beni alimentari e non, per abbigliamento, calzature, spettacoli, mobili e servizi per la casa (sino a -908) e meno evidente per la ristorazione (-119).

«Tutto inevitabile – aggiunge Schiavo -,  fisiologico e naturale, tenendo conto che anche l’imprenditore ha meno soldi in tasca da spendere e che pure lo smart working non aiuta. Va riscritto un canovaccio che permetta all’economia di iniziare a crescere».

Una spesa “contratta” inferiore, in ogni caso, alla riduzione media italiana, che arriva a 2304 euro ma pur sempre imponente, visto che “mancano” 4.3 miliardi di euro in 6 mesi. «Un’emorragia – conclude il presidente Vincenzo Schiavo –  non contenuta abbastanza dagli interventi statali, anche a causa delle risorse non ancora completamente a disposizione degli imprenditori e dei lavoratori, in diversi casi ancora in attesa della cig, di bonus e di altri ammortizzatori sociali. Come possono sopravvivere le imprese che ancora attendono risposte dalle banche sui finanziamenti promessi?».

Come si legge anche su confesercenti.it (dati nazionali) non tutte le tipologie di lavoratori, però, sono colpite allo stesso modo. A soffrire di più sono i redditi da lavoro autonomo e da lavoro dei dipendenti privati, che registrano flessioni rispettivamente del -13% (-40 miliardi) e dell’11% (-62 miliardi), per una perdita totale di oltre 100 miliardi di euro.

 

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