Commercio: Confesercenti, caro vita continua a pesare su consumi e vendite. Piccoli negozi in difficoltà: se continua così perderanno 5 miliardi di euro di vendite nel 2023

Fiducia: Confesercenti, segnali contrastanti. Migliora per i consumatori grazie a frenata dell’inflazione. Da imprese segnali di incertezza

Si continua a spendere sempre di più per comprare di meno, ma le risorse delle famiglie si stanno esaurendo. L’aumento dei prezzi continua a incidere sulle vendite, la cui flessione non si arresta a settembre, che registra una riduzione rispetto al mese precedente sia in volume che in valore.  Il caro vita, dunque, continua a pesare su portafogli e buste della spesa delle famiglie e a produrre effetti negativi, in particolare, sulle imprese del piccolo dettaglio: da inizio anno, stimiamo, infatti, un crollo delle vendite in volume pari al 6,7%, un andamento negativo che se fosse confermato fino a fine anno comporterebbe una perdita di quasi 5 miliardi di vendite nei dodici mesi.

Così Confesercenti.

Dalle rilevazioni si conferma, dunque, la dinamica per cui nonostante la crescita rispetto allo scorso anno della spesa in valore, le quantità acquistate si riducono. E di fronte ad una inflazione ancora elevata, pari al 5,7%, si stanno restringendo sempre di più anche gli spazi di manovra delle famiglie. Che, durante questo lungo anno di caro vita, hanno utilizzato parte dei propri risparmi per mantenere i livelli precedenti di consumo. Ma che ora, proprio come il Governo in occasione della legge di bilancio, si trovano a dover far quadrare i conti tagliando là dove possibile.

La flessione dei consumi reali è particolarmente critica per le imprese operanti su piccole superfici, i cui volumi di vendita sono in campo negativo ininterrottamente da giugno 2022 – con una flessione in questi 9 mesi del 2023 pari al 6,7% rispetto al 3,9% del totale – e soprattutto se paragonata al calo dell’1,2% della grande distribuzione. Nel comparto alimentare, la caduta dei volumi di vendita dei piccoli esercizi raggiunge, addirittura, l’8% tra gennaio e settembre.

“Dalle vendite di settembre emerge un quadro che rappresenta perfettamente lo stato di difficoltà in cui vivono moltissime famiglie italiane. Uno scenario che desta allarme, con un Pil stagnante nel terzo trimestre dovuto soprattutto alla debolezza della domanda interna ed in cui il rallentamento dei consumi allontana sempre più le prospettive di ripresa dell’economia”, commenta Confesercenti.

“Nella manovra di bilancio, che ha iniziato il suo inter in Parlamento, ci sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione dando un po’ di respiro alle famiglie e dunque sostegno ai consumi, in particolare per quel che riguarda il taglio del cuneo contributivo e la riduzione delle prime aliquote di imposta. Ma bisogna accompagnare queste misure ad un alleggerimento più sostanziale del peso del fisco, prestando attenzione anche al fiscal drag, che avviene quando l’aumento nominale dei redditi correlato all’inflazione porta automaticamente all’applicazione di aliquote più elevate e quindi all’incremento del prelievo fiscale. Un assaggio lo si sta avendo con il taglio del cuneo fiscale predisposto dal governo, che in parte sarà eroso proprio dal fisco. Bisogna dunque rivedere la struttura delle aliquote per annullarne gli effetti negativi”.

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