Bce: ‘Stretta tassi, un terzo degli effetti è ancora atteso’

Bce: 'Stretta tassi, un terzo degli effetti è ancora atteso'
L’impatto maggiore è sui mutui delle famiglie a basso reddito

La stretta sui tassi della Bce è terminata a giugno dell’anno scorso ma i suoi effetti continuano ad essere significativi sui consumi delle famiglie, nonostante l’inizio del ciclo di allentamento partito un anno fa.

Secondo uno studio della Banca centrale europea, circa un terzo dell’effetto restrittivo dei rialzi dei tassi tra il 2022 e il 2023 deve ancora manifestarsi pienamente. E le fasce di reddito più basse sentiranno gli effetti maggiori.

La Bce ha analizzato gli effetti della stretta monetaria sui consumi basandosi sul canale dei flussi di cassa legato all’aumento dei pagamenti per mutui. Non è quindi un’analisi completa, sottolineano gli esperti, perché non tiene conto degli effetti positivi dei salari più alti e della fiducia in ripresa.

Guardando ai soli mutui, dallo studio emerge che i tassi continueranno ad esercitare “una pressione restrittiva significativa”, che continuerà a frenare i consumi a causa dell’aumento delle rate, nonostante l’attuale ciclo di allentamento monetario.

L’effetto sarà particolarmente marcato tra le famiglie a basso reddito, che detengono una quota maggiore di mutui a tasso variabile o con tassi fissi di breve durata, due tipologie che risentono più rapidamente del ciclo.

Per questi nuclei, i tassi medi sono già saliti al 3% nel 2024, contro il 2,2% registrato tra le famiglie più abbienti.

Inoltre, i redditi bassi hanno una più elevata propensione marginale al consumo (cioè il rapporto tra aumento di reddito e aumento dei consumi), per cui la riduzione del reddito disponibile comporta tagli più accentuati alla spesa.

La Bce spiega che nonostante la stabilizzazione dei tassi sui mutui nel 2024, i tassi medi sullo stock di prestiti sono attesi in aumento da metà 2025, per effetto delle rinegoziazioni.

Circa il 10% dei prestiti sarà rinegoziato entro il 2027 e il 20% entro il 2030.

Attualmente, i tassi sui prestiti in essere si aggirano intorno al 2,4%, e si prevede che convergano verso il tasso dei nuovi, che in condizioni stabili si attesterà intorno al 3,3%.

Per gli esperti l’aumento dei tassi sullo stock, mentre i nuovi tassi calano, è una novità rispetto ai passati cicli di allentamento. Tre i motivi.

Primo, il ciclo di rialzi era iniziato dopo un lungo periodo di tassi bassi, durante il quale i tassi sui prestiti esistenti si erano stabilizzati a livelli molto contenuti.

Secondo, il trasferimento dei rialzi dei tassi ai prestiti è stato meno completo a causa alla maggiore diffusione dei mutui a tasso fisso e alla velocità ed entità del ciclo restrittivo.

Terzo, l’attuale ciclo lascerà i tassi d’interesse sui nuovi prestiti a livelli più alti rispetto a quelli precedenti al 2021.

Le simulazioni mostrano che l’impatto cumulato della stretta monetaria sui consumi, tra il 2022 e il 2030, sarà di circa un punto percentuale.

Secondo lo studio, il 35% di questo effetto è ancora atteso nei prossimi anni, malgrado l’avvio del ciclo di tagli.

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