Decreto incentivi, Confesercenti: “bene ma restano criticità”

Confesercenti

Obbligo polizze catastrofali per avere incentivi è tassa occulta

Confesercenti esprime “un giudizio complessivamente favorevole al provvedimento sugli incentivi. Punta a razionalizzare – ha sottolineato l’associazione in una audizione – un sistema di agevolazioni frammentato, migliorando trasparenza, coordinamento e valutazione”. Le innovazioni introdotte in materia di digitalizzazione, programmazione e raccordo tra Stato e Regioni sono in linea con le posizioni più volte sostenute da Confesercenti.

L’associazione spiega inoltre che “restano alcune criticità che, se non corrette, potrebbero tradursi in un aggravio di oneri burocratici e in applicazioni disomogenee sul territorio. Una di queste “è l’obbligo di stipulare polizze assicurative contro i danni da calamità naturali come condizione per accedere ai benefici. Condividiamo l’obiettivo di tutelare il patrimonio produttivo dagli eventi climatici sempre più frequenti, ma segnaliamo che l’attuale quadro applicativo è incerto e rischia di generare un doppio svantaggio per oltre 5.000 imprese: l’esclusione dagli incentivi e, al tempo stesso, l’onere di affrontare un mercato assicurativo complesso e poco trasparente. In assenza di chiarimenti, la misura rischierebbe di trasformarsi in una sorta di tassa occulta, gravosa soprattutto per le micro e piccole imprese”.

Per quanto riguarda invece l’integrazione tra il registro nazionale degli aiuti e la piattaforma “Incentivi.gov.it”, pur ritenendo che sia un passo avanti importante, sottolinea Confesercenti “chiediamo che ci sia una transizione graduale e forme di assistenza dedicate, per non penalizzare le imprese più piccole. Analogamente, l’introduzione di un bando-tipo uniforme può ridurre la frammentazione procedurale, ma deve mantenere una certa flessibilità per adattarsi alle diverse specificità settoriali, soprattutto nel commercio, nel turismo e nei servizi di prossimità”.

Infine “quanto al riparto delle risorse, la riserva del 60% per le Pmi con almeno il 25% destinato alle micro e piccole imprese non è ancora sufficiente: in un sistema produttivo in cui oltre il 95% delle imprese appartiene a questa categoria, proponiamo di innalzare al 40% la quota minima per le microimprese, accompagnandola a procedure di accesso più semplici”. Serve – conclude l’associazione – introdurre un principio di proporzionalità, con controlli calibrati sull’entità dell’incentivo e sul livello di rischio, oltre a un maggiore ricorso all’interoperabilità delle banche dati pubbliche per evitare ripetizioni documentali”.

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