Turismo, ATR Albergatori: Bene Comune su tassa soggiorno

Le dichiarazioni di Rocco Salamone, presidente di ATR Albergatori Milano, associazione aderente a Confesercenti

“Accogliamo con moderata soddisfazione l’imposizione dell’imposta di soggiorno da parte del Comune di Milano ai clienti di Airbnb. Moderata perché in ritardo (quanto è stato il mancato introito nei mesi di Expo?). Moderata perché l’importo appare inadeguato rispetto agli alberghi di 3 e 4 stelle a parità di tariffa. Moderata perché si è data priorità alle casse rispetto alla sicurezza dei clienti, infatti ad oggi risulta che per aprire l’attività è sufficiente comunicare al comune l’indirizzo e il civico senza allegare planimetrie, abitabilità, certificati di manutenzione caldaia, cucina a gas e impianto elettrico”. E’ quanto dichiara Rocco Salamone, presidente di ATR Albergatori Milano, associazione aderente a Confesercenti. “Dobbiamo aspettare il primo incidente? Auspichiamo – prosegue – che il Regolamento regionale di prossima uscita ne tenga conto. Plauso al Comune di Milano, ma rimangono dei temi, a livello nazionale, ancora irrisolti. Perché la sharing economy, quando vede un unico proprietario di numerosi appartamenti offerti tramite il web, non è più sharing: chi affitta, avendone la disponibilità, numerosi appartamenti, è un operatore seriale che evade i vincoli legislativi andando a distorcere la concorrenza. Per noi si chiama economia sommersa che sfugge ai controllori perché è invisibile. Basta con i buonismi; per ATR l’ingresso senza regole nel mercato della ricettività da parte di fornitori dei servizi di accoglienza, senza controlli sugli appartamenti, senza distinzione tra occasionale o professionale occulto ha creato danni oramai irrevocabili. Sono competitors che ogni giorno erodono il mercato mascherandosi dietro il concetto di sharing. Dietro la bella parola di condivisione la realtà è un’altra: sempre meno case da affittare secondo i normali contratti di locazione e un calo di lavoro per le strutture alberghiere che provoca l’uscita dal mercato del lavoro di migliaia di addetti. Quando le Istituzioni si accorgeranno del problema sociale, sarà troppo tardi”.

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