Confesercenti Veneto Centrale: l’apertura dei pubblici esercizi in sfregio agli obblighi di chiusura anticovid è uno schiaffo ai valori sociali

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Il Presidente Rossi: “A quanti pensano di ottenere qualche risultato dall’apertura illegale dei loro locali, vi esorto a pensare che non farete del male solo a voi stessi ma a tutta la categoria”

La minaccia di qualche esercente di aprire i propri locali venerdì 15 in sfregio agli obblighi di chiusura anticovid non è solo un atto, per quanto grave, illegittimo e quindi per questo sanzionabile, ma sarebbe molto peggio, sarebbe un vero e proprio schiaffo (non solo morale) ai valori sociali che sono alla base del nostro convivere.

Sarebbe uno schiaffo alle migliaia di morti per covid, sarebbe una sberla a quanti nei reparti ospedalieri combattono e soffrono la malattia. Sarebbe un sberla ai nostri stessi clienti che non capirebbero il sacrificio fatto fino ad ora. Sarebbe un tirarsi la zappa sui piedi per l’intera categoria che proprio nel momento in cui si intravedono le strade per uscire dalla crisi verrebbe indicata come irresponsabile.

Ma credo che sarebbe anche una sberla dolorosa ai sacrifici fatti da milioni di piccole aziende in tutto il territorio, dalle migliaia di imprese della nostra provincia, comprese quelle, come la mia, che da marzo dell’anno scorso sono obbligatoriamente chiuse e senza alcun ristoro dignitoso.

Sarebbe, ripeto, una sberla ai sacrifici che stiamo facendo nell’interesse di tutti, nell’interesse del futuro del Paese, nell’interesse anche di quei pochi imprenditori che pensano che aprire in sfregio alle ordinanze sia una protesta contro i provvedimenti di chiusura decisi da Governo, Regione e comuni. No, non è una protesta contro queste Istituzioni.

Siamo tutti indignati per provvedimenti del Governo di cui spesso non comprendiamo l’efficacia, siamo tutti stremati dalle difficoltà finanziarie e umiliati dalle briciole di ristori che ci vengono riconosciuti. Viviamo ogni giorno l’impotenza di fronte agli sguardi dei nostri collaboratori che ci chiedono quando potremmo riprendere a lavorare. L’impossibilità di programmazione è quanto di più grave può colpire un’impresa di qualsiasi tipo.

Stiamo chiedendo con forza che siano trasformati i RISTORI in RIMBORSI in percentuale (definendola in modo corretto) rispetto alla diminuzione dei ricavi tra il 2020 e 2019, senza l’inutile riferimento ai codici ATECO.

Stiamo chiedendo che parte del recovery found abbia questa destinazione.

Questi rimborsi devono servire per tenere in vita le imprese che costituiscono il tessuto economico del nostro territorio e che hanno garantito quella qualità della vita che fino ad oggi noi conosciamo.

A quanti pensano di ottenere qualche risultato dall’apertura illegale dei loro locali, vi esorto a pensare che non farete del male solo a voi stessi ma a tutta la categoria.

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